Fuori dalla Loggia degli abati di Palazzo Ducale c’è una grande C sorridente, la C di Calvino, o forse la C di una mezzaluna. Chi lo sa: l’ambiguità è perfetta, perché nel mondo che si apre superata quell’insegna le lettere diventano fantasia, e la fantasia si fa letteralmente di carta. Pagine, certo, spartiti, scenografie, bozzetti, tele e disegni, fumetti, persino sussidiari, copioni, quinte teatrali. Benvenuti a Calvino cantafavole!

Siamo a Genova, a Palazzo Ducale, la mostra fa parte delle iniziative per il centenario di Italo Calvino inaugurate a ottobre 2023 ed è anche parte del programma di Genova Capitale italiana del libro 2023. A curare questo percorso con i suoi oltre duecento pezzi vari esposti sono Eloisa Morra, critica letteraria, curatrice e Associate Professor di letteratura italiana contemporanea all’Università di Toronto, e Luca Scarlini, scrittore, drammaturgo per teatri e musica, narratore, performance artist. Ho vistato la mostra tre giorni dopo la sua apertura, lo scorso ottobre, nell’ambito del mio tour concentrato inseguendo Calvino, ma l’esposizione sarà a Genova fino al 7 aprile 2024 per tutti i curiosi, nonni con bimbi inclusi (non lo dico a caso e andando avanti a leggere capirete perché).

Nel bosco del fantastico

Entrare in questa mostra è meraviglioso. Lo è perché per visitare Calvino Cantafavole si scende una piccola scala che conduce a un bosco, che però forse è un teatro. Questo allestimento vanta una vera e propria scenografia firmata Teatro della Tosse. Penso che sia una scelta perfetta per dare vita a un mondo che da lì a pochi passi inizierà a essere popolato di figure, sogni, a volte anche incubi, e idee, e carta e colori. Il racconto della mostra segue infatti il filo conduttore della passione per la fiaba e il fantastico di Calvino. Lo fa in forma di bosco, e certo a uno scrittore a cui tanto cari erano gli alberi e i baroni che vi si arrampicavano non potrebbe essere più familiare l’idea di una grande selva ramificata dove si intrecciano tanti interessi e spazi da riempire con la fantasia.

Ci sono i fumetti, all’inizio, ma passo dopo passo si aggiungeranno l’editoria, e poi il teatro, persino l’opera lirica, e la tv, e l’arte e la grafica. Dentro questi percorsi calviniani ci sono un sacco di artisti con cui lo scrittore collaborò, o dai quali trasse ispirazione. È insomma un grande teatro della favola di Calvino quello in cui si entra mettendo piede dentro il palcoscenico vegetale della Loggia degli Abati, e tra queste fronde si succederanno colpi di scena, lampi improvvisi, ritrovamenti e un sacco di sorprese.  

Il primo incontro è quello con le pagine del Corriere dei Piccoli, che Calvino leggeva da bambino e che fu probabilmente uno stimolo alla fantasia grazie a cui scoprì la meravigliosa sensazione di immergersi nelle storie. Le sue prime “comparsate” sulla carta stampata sono le vignette del Bertoldo (in mostra alle Scuderie del Quirinale ci sono gli originali firmati J o Jago), ma è cosa nota (si veda, come summa del discorso, il volume curato da Marco Belpoliti Guardare) il forte legame della scrittura di Calvino con la dimensione visiva.

Fumetti, visioni, letteratura per l’infanzia

Fumetti dunque, i famosi cartoons, in inglese comics, metà del neologismo cosmicomiche: arriva proprio da lì l’ironia, la leggerezza che accompagna l’esperimento cosmico di metà anni Sessanta. Insomma: quelle pagine del Corriere, quelle storie a strisce sono un primo nutrimento per la fantasia e la scrittura che saranno. Italo da bambino era immerso in quel mondo: cerca di raccontarci questo Calvino Cantafavole appena entrati nel bosco: come si è formato uno sguardo, tra fumetti, albi, disegni. Come quelle passioni dell’infanzia si sono trasformate in modi di essere Italo Calvino tra le pagine future, quelle proprie e quelle che ideò per la collana Einaudi Ragazzi.

Tra le pagine d’infanzia fa la sua comparsa un personaggio decisivo, come ben racconta Enzo Fileno Carabba nel suo Il giardino di Italo. È Antonio Rubino. Disegnatore, già al Corriere dei Piccoli e poi direttore di Topolino, Rubino era di Sanremo, e frequentava spesso casa Calvino. Il piccolo Italo ne subiva quindi il fascino non solo attraverso i giornali e le vignette, ma di persona. Rubino è un personaggio straordinario: non a caso abbiamo dedicato a lui una scheda intera della guida sulla Riviera dei fiori: se andate al Museo Civico di Sanremo troverete una sala tutta dedicata a lui, ed è da lì che arriva qualcuna delle opere in mostra a Genova: la Faunetta, per esempio. Tanto alto materiale su Rubino proviene invece dal Museo della Scuola e del libro per l’Infanzia della Fondazione Tancredi di Barolo di Torino, un posto che conosco bene e che consiglio di scoprire: è un volo nella storia, ma soprattutto nella fantasia (ed è anche l’unico posto che ha una collezione di versioni e traduzioni del libro Cuore di De Amicis simile a quella della Biblioteca Civica di Imperia, dove è conservato il fondo De Amicis).

Ci sono poi una serie di albi, giornali e libri per bambini che mi hanno fatto sorridere. Tra questi alcune copertine di Il Vittorioso, anno 1952. Le copertine hanno un che di immaginifico, si parla di “l’uomo del bisiluro”, con immagini che mi hanno fatto pensare ai congegni dei cattivi nei primi film di 007, ma soprattutto di “occhi ciclopici”, con riferimento al cannocchiale di Galileo e al telescopio del Monte Palomar. Un caso? Credo proprio di no! Ancora, il libro della classe quinta elementare (1936), sorta di sussidiario d’epoca, che ovviamente racconta nella sua foggia il ventennio: mi sono chiesta se fosse tra i libri dei miei nonni, ma la risposta non la avrò, non diretta almeno.

Calvino Cantafavole

Se Calvino deve il suo legame al mondo delle fiabe grazie al poderoso lavoro di collezione e riscrittura delle Fiabe Italiane nel 1956, è anche vero che a quell’universo tornò più volte in altre strade parallele. La sua narrativa, certo (mi vengono in mente i nomi dei piccoli in Marcovaldo, tutti diminutivi che a quel mondo fanno riferimento, si veda il volume Le parole di Calvino, uscito per Treccani), e il teatro, e i tarocchi, come vedremo. Ma anche la musica. Fondamentale, come narra la mostra di Roma Favoloso Calvino, fu l’esperienza torinese dei cantacronache, che ho avuto la fortuna di scoprire all’esame di musica popolare e dei media all’università. Calvino scriveva canzoni,  e di quelle canzoni uscivano dischi.

Nella mostra di Genova è esposto il vinile, col relativo mangiadischi, di uno dei Cantafavole, Sul verde fiume Po. Il Cantafavole, che dà il nome alla mostra, era un progetto parallelo a quello di Cantacronache (questo articolo ospitato su Treccani ricostruisce la storia) dedicato ai più piccoli. Mentre, a cavallo tra gli anni Cinquanta e i Sessanta, uscivano i dischi (otto) dei Cantacronache, gente come Calvino, Rodari, Jona e Fortini si occuparono dei testi dei Cantafavole che sono quindi prodotti originali dell’epoca. Più tardi, Virgilio Savona del Quartetto Cetra metterà in musica alcune Fiabe Italiane di Calvino, in dischi che saranno illustrati da Luzzati (e per approfondire questa parte, c’è il mio articolo su Casa Luzzati).

Che la mostra di Genova riprenda nel titolo la parola Cantafavole, propria di quell’esperienza unica che univa la penna di alcuni dei migliori autori dell’epoca all’impegno politico, è un fatto curioso. Mi piace che riporti al centro l’esperienza dei Cantacronche, come già fa la mostra di Roma, mi fa riflettere sulla capacità comunicativa di Calvino, pressoché ubiquo nel panorama culturale di quei decenni e dei successivi, e sull’affiancamento di dischi di canzone “reale”, a sfondo impegnato, e di favole per bambini, storie anche loro radicate nella realtà, con una goccia di pedagogia, ma certamente prodotti originali anche nei confrinti dei più piccoli. Insomma, è un tema da approfondire: per i curiosi, io partirei dal  Centro Ricerca Etnomusica e Oralità. Che ovviamente, visto che tutto si tiene, sta a Torino, e che ha fornito alla mostra genovese diverso materiale originale. Chicca: in mostra ci sono anche alcuni materiali originali di un’opera che vide collaborare Calvino e Sergio Liberovici, si chiamava La panchina e pare che non andò così bene. Se ne parla, se mi ricordo bene, in Ho visto passare il tuo treno. E infatti siamo nel 1956, all’epoca Calvino frequentava Elsa De Giorgi. Ecco, di quest’opera ho sempre letto, ma non l’avevo mai vista: esiste, la mostra di Genova lo conferma!

Scoperte tutte liguri

Passeggiando in questa mostra ho fatto una scoperta notevole: i tarocchi hanno una tradizione ligure. Non ne avevo mai sentito parlare. I tarocchi sono una delle grandi passioni del Calvino degli anni Sessanta: sarà attraverso queste carte che interpreterà la suggestione semiotico-strutturale del racconto da costruire come incastro di funzioni e personaggi, e da un seminario di semiotica a Urbino, dopo un dialogo con Paolo Fabbri, prenderà vita Il Castello dei destini incrociati. A Genova si ricostruisce la storia di queste carte con qualche spunto: la versione del  Codex Seraphinianus con le tavole originali della collezione di Franco Maria Ricci (presso il quale uscì una preziosa versione del Castello di cui sopra), ma anche i tarocchi viscontei prediletti da Calvino, e la storia che lega queste carte a Finale Ligure, che addirittura le esportava in Francia e Spagna.

La Liguria è molto presente in questa mostra, in forme che non vengono spesso evidenziate nei discorsi su Calvino. Da questa geniale collisione col mondo dei tarocchi, tutto da approfondire, spunta fuori per esempio Lele Luzzati con le sue scene degli anni Novanta per il Teatro della Tosse e Tonino Conte: un’ispirazione e un’eco lunga grazie a cui la suggestione dei tarocchi segue la linea ligure fino a Fabrizio De André e al suo Volta la carta, basata su un’antica filastrocca genovese. La Liguria risuona in questo percorso, e si vede. L’affinità con Lele Luzzati è fortissima: il mondo della fiaba si fonde a quello del paesaggio ligure nelle collaborazioni tra Luzzati e Calvino nella collana Einaudi ragazzi, con le fiabe per bambini, oppure con Il visconte Dimezzato.

Punto molto interessante della mostra, secondo me, è il televisore sul quale girano alcune di queste fiabe e soprattutto una serata intitolata Il barone rampante che la Rai dedicò a Calvino a un anno dalla morte. Uno staticissimo studio televisivo ospita le scenografie di Luzzati popolate da un pubblico immobile, che però porta i suoi costumi. In questo mondo fiabesco si succedono, con un montaggio datato che mi ha fatto molto sorridere, un sacco di colleghi, intellettuali, scrittori, pensatori e filosofi che ricordano Calvino. Siamo nel 1986 e a parlare sono Giulio Einaudi, Norberto Bobbio, un giovane Daniele Del Giudice, finché non compare sulla scena persino una bravissima Milva, impegnata a recitare un brano da una delle opere che videro insieme i nomi di Italo Calvino e Luciano Berio.

Ancora Liguria, un teatro spalancato sul mare

La collaborazione con Luzzati si ritrova anche in un lavoro a quattro mani con Luciano Berio per le parole di Allez Hop, rappresentato nel 1968 a Bologna. Ho gongolato molto: dopo Rubino, sanremese caro alla fantasia dei ponentini come me, ritrovo anche Berio, mio concittadino, personaggio cardine della cultura italiana del secondo Novecento che non è mai stato molto legato alla sua città natale, città – Imperia – che gli ha dedicato oggi dei giardini in zona Rabina. Certo, pensare che due personaggi del calibro di lui e Calvino fossero originari della “mia” Liguria di ponente fa orgoglio, e costante meraviglia.  

C’è una sala intera dedicata, alla fine di questa mostra, al paesaggio ligure. Ci ho ritrovato tantissimo: le visioni, il teatro affacciato sul mare di Dall’opaco, ma anche la natura. Al genius loci che accomunava Calvino, forse Berio, di sicuro Luzzati, sono riferiti un quadro (in arrivo sempre dal Museo civico di Sanremo) di Edward Lear, l’inventore del limerick che scelse di vivere a Sanremo e lì è sepolto, nello stesso cimitero storico dove si trova la famiglia di Italo Calvino, e poi Nico Orengo, di cui sono esposti un sacco di libri, anche loro nella guida 111 luoghi della Riviera dei fiori che devi proprio scoprire. C’è persino Capo Berta, con l’Aurelia di Francesco Menzio.

Mi è venuto in mente Dall’opaco, quando dice che il paesaggio (che sappiamo essere Liguria di ponente) è un teatro affacciato sul mare. La parte dedicata al teatro della mostra genovese meriterebbe un approfondimento a parte: ci sono cimeli, pagine e fotografie che immortalano un’epoca di fantasia, sperimentazione e approfondimento unica. Oggi non potremmo immaginare niente del genere. Calvino ha portato la sua fantasia ovunque: fiabe, canzone, opera lirica, teatro, persino televisione, con nomi pazzeschi tra cui Berio, Paolini, Scialoja. Tra le cose più belle in mostra, i materiali preparatori di un prodotto che univa fiabe e televisione che non fu mai realizzato. Era Il teatro dei ventagli, per il quale Calvino collaborò con Toti Scialoja: di questo progetto rimasto inedito (oggi ripreso nell’omonimo volume uscito per Mondadori) fa parte, per esempio, il racconto La foresta radice labirinto. Siamo tornati agli alberi. La chiave di tutto sta lì, nella selva verde dove si muove un cavallo bardato. “Nonno, c’è un cavallo!” ha indicato stupita una bambina mentre io uscivo con gli occhi pieni di meraviglia. “Ma dov’è il cavaliere?”. Voglio illudermi che fosse un nonno saggio, come mi è sembrato mentre le rispondeva che il cavaliere è invisibile… E poi non ho sentito altro, ero già oltre, fuori dal mondo delle favole.

Oltre la mostra

Usciti dalla mostra le sorprese e lo spazio per la fantasia non finiscono: salendo lo scalone e rientrando a Palazzo Ducale, c’è da scoprire Casa Luzzati, il luogo dove ha sede la Fondazione che gestisce l’immenso patrimonio di Lele Luzzati. E proprio qui si apre un altro percorso, parallelo e discendente da quello di Calvino cantafavole, dedicato ai rapporti dello scrittore con il genio di Luzzati. C’è Marco Polo, ci sono i tarocchi, immancabili carte della fantasia, e poi ancora le fiabe narrate e cantate, e c’è un nodo importante che sottolinea la comunione del paesaggio di Liguria tra Calvino e Luzzati. Ho intervistato il direttore di Casa Luzzati, Sergio Noberini, e nelle sue parole c’è una bella spiegazione di cos’è questo luogo e delle iniziative che sta dedicando a Calvino.

Chiudo questo scritto con un ringraziamento alla casa editrice Electa che pubblica il catalogo della mostra che mi è stato gentilmente inviato, essendomi occupata di questo percorso anche per lavoro. Il volume, oltre che bellissimo e curatissimo (superlativi meritati e non di prassi), è uno scrigno di tesori dove ho trovato e scoperto un sacco di cose, dall’importanza di Rafè e Micropiede di Arpino (libro del 1959 che la mia maestra delle elementari scelse di farci leggere: solo ora mi rendo conto di quanto tutto ciò fosse visionario), alla tradizione dei tarocchi in Liguria, dagli originali dei Cantafavole alla presenza di una certa Fantaghirò.

Nel catalogo non si trovano soltanto (come se si potesse dire soltanto!) le riproduzioni dei pezzi originali, spesso unici e che io, personalmente, non avevo mai visto dal vivo, e non ci sono nemmeno solo frammenti, pagine e “cose di” Calvino e altri. Questo libro è un vero testo di approfondimento dedicato al rapporto di Calvino con tutti gli autori in mostra, molti dei quali ho citato qui. Ci sono approfondimenti per ciascuno di loro, e lo sguardo si allarga a una narrazione che abbraccia i vari contesti in cui Calvino lavorò, e dai quali fu influenzato. Mi si perdoni il gioco di parole, ma questo catalogo è una favola cantata capace di riportare quanto visto in mostra a un discorso organico sui rapporti di Calvino con il mondo della letteratura per ragazzi, il teatro, la tv e mille ramificazioni del fantastico, con un apparato critico, tra fonti e iconografia, di grandissimo interesse.

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Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!