È in corso a Genova, a Palazzo Ducale (nella Loggia degli Abati, al “piano di sotto”) la mostra Calvino cantafavole. Quello che forse in tanti non sanno è che la mostra ha un’interessante appendice al piano di sopra. Casa Luzzati si trova dentro Palazzo Ducale, è un luogo che custodisce e racconta la memoria dell’immenso archivio di Lele Luzzati, un baule dove trovare schegge della sua fantasia. È proprio a Casa Luzzati che il percorso del Calvino fiabesco prosegue, con un approfondimento che è dedicato al Maestro, e al bosco delle sue collaborazioni con i grandi del Novecento tra cui Calvino stesso. In mostra ci sono oltre cento opere originali: da un lato c’è un ramo dedicato a una serie di materiali legati alle fiabe narrate su vinili e cassette, con il Quartetto Cetra, dall’altro ci sono scenografie, bozzetti e disegni realizzati per tante delle diramazioni che l’opera di Calvino ha preso nei mondi distanti dalla carta come il teatro e la tv.

Questo percorso si inserisce in un più ampio progetto che si chiama Luzzati per Calvino: è stato pensato dalla Lele Luzzati Foundation e da Sergio Noberini, che di Luzzati è curatore dell’opera, e contiene la mostra a Casa Luzzati, una serie di incontri a dialogo con esperti, e prestiti che sono esposti sia alle Scuderie del Quirinale per Favoloso Calvino, sia a Genova per Calvino Cantafavole. Tra narrazioni, fiabe e tanta Liguria, ho avuto il piacere di chiacchierare con Sergio Noberini per esplorare un po’ meglio i tanti personaggi che popolano la fantasia e l’ispirazione del maestro Luzzati.

A testa in giù, un po’ come il Barone Rampante appeso ai rami

Luzzati incontra Calvino sottintende che tra questi artisti ci fosse un’intesa particolare: come sta cercando di raccontarla la Lele Luzzati Foundation in occasione del centenario calviniano?

“Partiamo dal presupposto che il nostro lavoro ha come obiettivo quello di far diventare il patrimonio di Luzzati un riferimento a livello internazionale per la sua vastità e per i suoi contenuti di grande valore. Per la comunità intera questa eredità è un patrimonio culturale del Novecento, ed è ricchissimo perché Luzzati ha lavorato con tanti e tanti personaggi. Pensiamo all’avventura con Paolo Poli, a quella con Dario Fo e altri grandi registi. Questo è un valore interno, diciamo così, per accedere a tanti altri mondi e culture, ed è la proposta che abbiamo fatto per il centenario calviniano. È un anniversario che arriva l’anno successivo al centenario di Vittorio Gassman, al quale abbiamo dedicato un’esposizione con lavori preparatori, bozzetti  e altri materiali di Luzzati, proprio come abbiamo fatto con Calvino”

Il visconte dimezzato

In mostra ci sono tantissime opere originali, è davvero un mondo. Di cosa si tratta nello specifico?

“Proprio in virtù di quella vocazione alla valorizzazione che dicevo, il risultato di questa mostra vuole essere la creazione di un percorso di lettura con diversi rimandi a fonti e ispirazioni che arrivavano per Luzzati da altri mondi. Per esempio, per quanto riguarda Il visconte dimezzato, Luzzati disse che aveva iniziato a lavorare sull’opera di Calvino dopo la sua esperienza e lettura approfondita del Candide di Voltaire. Abbiamo quindi voluto creare uno spaccato di tutto quello che Luzzati ha fatto dagli anni di Losanna [N.d.R. si trasferisce lì con la famiglia nel 1940 e studierà  all’École des Beaux-Arts et des Arts Appliquées]: dalle lastre incise alle carte dei tarocchi che aveva tra l’altro già usato disegnando un mazzo intero per bambini, per un editore di Torino. Per le Città invisibili ha prodotto un’infinità di disegni: a Losanna spesso girava con un taccuino disegnando fogli e blocchi a centinaia, mentre a Genova trovò una città distrutta ma per lui di generosa bellezza, quasi una scenografia. Insomma, cerchiamo sempre di dare una lettura didattico-illustrativa dei risultati raggiunti da Luzzati, il contesto e il tessuto: nulla viene per caso e una cosa chiama l’altra”

i tarocchi disegnati da Luzzati

Non ci sono solo disegni però…

“Sono nove le stanze attraverso cui abbiamo raccontato l’incontro tra Calvino e Luzzati. Ci sono tutti i riferimenti ai rimandi letterari, ma anche un po’ di mondo cinematografico grazie alla proiezione del documentario L’isola di Calvino, di Roberto Giannarelli, che vent’anni fa ha realizzato questo film con interviste a personaggi come Eugenio Scalfari, Renzo Piano e Luzzati stesso, sui temi comuni dell’amore per la terra ligure. E c’è poi un grande omaggio dedicato per intero alla collaborazione con il Quartetto Cetra e Virgilio Savona, e quindi con Luciano Berio. Abbiamo raccolto tra l’altro una citazione di Renzo Piano che ricorda che quando era a Parigi per il Pompidou Calvino andava spesso a trovarlo in cantiere. Con tutti i rimandi possibili c’è quindi un racconto sulla cultura più profonda di Luzzati attraverso tante collaborazioni e realtà”

mi viene in mente un’intervista a Renzo Piano, in cui dichiarava quanto fosse importante, anche lavorando da un’altra città, essere impregnati del respiro non solo del paesaggio, ma anche degli odori e sapori di Liguria

È un percorso molto ligure: ha citato Luciano Berio e Renzo Piano. Includendo anche Calvino e Luzzati in questo ventaglio di intellettuali liguri, sembra di intuire un modo di vedere analogo che risuona in tutti forse proprio attraverso il paesaggio della Liguria

“È così a detta proprio degli stessi autori: mi viene in mente un’intervista a Renzo Piano, in cui dichiarava quanto fosse importante, anche lavorando da un’altra città, essere impregnati del respiro non solo del paesaggio, ma anche degli odori e sapori di Liguria. C’è un richiamo importante anche in Luzzati certamente: con riferimento al teatro ha sempre dichiarato che nelle sue scenografie c’era ogni volta qualcosa di Genova”

Visto che abbiamo introdotto il teatro le chiedo qualcosa su Calvino e il suo rapporto con questo mondo proprio attraverso le collaborazioni con Luzzati

“Noti sono i due spettacoli, Allezhop e l’opera delle filastrocche che ha avuto poi un’edizione nel Maggio Musicale Fiorentino, andata in scena alla Fenice di Venezia. Sono opere che hanno tanta documentazione, non a caso proiettiamo l’opera delle filastrocche, spettacolo giocoso fatto di fondali di grande fantasia in alcuni testi del quale compare anche Rodari. C’è sempre una contaminazione come dicevo”

i dischi delle fiabe italiane di Calvino

Cosa tiene insieme la fantasia di Calvino e quella di Luzzati?

“Luzzati e Calvino hanno un minimo comun denominatore che è l’elemento della levità, la leggerezza. Nella mostra Calvino Cantafavole c’è per esempio un grande arazzo sul tema della fiaba, ed è percepibile la grande connotazione sulla levità. Per niente Luzzati a volte identifica se stesso con la capacità di Candide di attraversare le situazioni più disparate e drammatiche uscendone fuori sempre con uno spirito lieve, l’ottimismo del pessimismo. Adesso questo pensiero sembra modernissimo”.

C’è un’opera di Calvino che preferisce o che è particolarmente significativa per lei?

“Si va a sentimenti e momenti di vita. Adesso una cosa che mi intriga e voglio leggere in maniera più attenta è Il Barone Rampante, cui si fa riferimento nelle citazioni di Luzzati. C’è tutto questo mondo del bosco e dell’albero che sono poi i caratteri fondanti per Luzzati e per tanta della sua produzione, basti pensare a La mia scena è un bosco. Non era un uomo che amava la campagna ma è stato un grande disegnatore di alberi e boschi, un altro esempio sono i fondali del Flauto magico…”

Il viaggio di Marco Polo

Non solo mostra ma eventi: so che c’è un ciclo dedicato a Calvino

“Proprio pochi giorni fa abbiamo parlato del libro di Marco Ferrari in un appuntamento di grande intensità. Si tratta di un percorso letterario che visita tutta la Liguria, dal Ponente, trovando persino gli alberi di riferimento dove Calvino giocava, fino a Portovenere e La Spezia. Ci ha dato uno spunto nuovo sul valore del dialetto ricordato in alcune pagine da Calvino. È un dialetto tipico di Sanremo, il linguaggio di Libereso Guglielmi, giardiniere di casa Calvino. Tra i prossimi appuntamenti vorremmo approfondire il valore di questa lingua-dialetto che ha incuriosito tutti. C’è poi ora una rete di progetti e iniziative in tante città, anche nelle scuole sull’opera di Calvino: è talmente a 360 gradi che chi non ne è interessato?”

È importante cercare di capillarizzare il pensiero di questi signori, come Calvino o Luzzati, che hanno vissuto e testimoniato il Secolo breve. Breve ma intensissimo

E per il futuro?

“La mostra durerà fino al 7 aprile 2024, stiamo creando un calendario dove proporremo anche altri titoli, incontri e curiosità per creare occasioni e opportunità di arricchimento sull’opera di Calvino. È importante cercare di capillarizzare il pensiero di questi signori, come Calvino o Luzzati, che hanno vissuto e testimoniato il Secolo breve. Breve ma intensissimo”

Cosa c’è in cantiere poi per Casa Luzzati e per la Fondazione?

“Vorremmo procedere con la digitalizzazione di tutto il lavoro di Luzzati, che è di una vastità immensa. Finora abbiamo realizzato mostre di testimonianza e racconto, ma ci piacerebbe approfondire altri aspetti tra cui uno che mi sta incuriosendo tantissimo, il fatto ciop che Luzzati è terapeutico. Dai piccoli agli anziani, quando si pongono davanti all’opera di Luzzati hanno un giovamento. Vuol dire che è riuscito a far metabolizzare l’infinita cultura di cui si è cibato, tutti i grandi con cui ha collaborato. Ma tornando a noi: dobbiamo riuscire a mettere in ordine questo materiale e questo immenso patrimonio, abbiamo già collaborazioni con diversi atenei, e poi – ed è un sogno che Luzzati aveva e mi ha trasmesso – dovremmo cercare di creare una scuola o dei corsi per far capire l’intensità della sua opera. Si alternerebbero classi per sperimentare le sue tecniche ma anche il suo modo si approcciare l’arte, non con la a maiuscola ma come forma di vita e valore. Quando gli chiedevano «Maestro, ma lei distingue il lavoro dalla sua vita privata?» rispondeva; «No!»”.

Alle attività di Casa Luzzati, che includono anche tanti laboratori di Il Cantiere delle arti (qui c’è il sito con tutte le informazioni, qui la pagina Facebook), nel periodo di questo Natale 2023 (dal 10 dicembre) ci sarà la mostra San Francesco inventò il Presepe,  omaggio all’anniversario del presepe di Greccio, ideato proprio da San Francesco d’Assisi nel 1223. Luzzati era solito raccontare: “Posso dire di essermi avvicinato al mondo del presepe di strada, ogni volta che andavo a Napoli, specialmente nel periodo natalizio; passavo delle ore a San Gregorio Armeno, affascinato dagli artigiani che dipingevano statuine sotto il mio naso, e ogni volta tornavo a casa con figurine e figurette”.

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Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!