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Alessandra Chiappori

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!

Qualcuno potrebbe essere in difficoltà davanti alla domanda “Qual è il tuo incipit preferito della letteratura italiana?”, ma io ho da anni la risposta: Enigma in luogo di mare, un romanzo di raffinata intelligenza scritto a quattro mani da Fruttero e Lucentini e uscito nel 1991. È un giallo, con tanto di omicidio e indagine, ma è soprattutto il romanzo di un luogo e uno spaccato sociale con una magistrale costruzione del cast di personaggi. Un romanzo bellissimo, che con questo articolo c’entra perché è tutto ambientato nel luogo che fin dall’incipit è protagonista: la letteraria pineta della Gualdana, alias la pineta di Roccamare alla quale Alberto Riva dedica il suo Ultima estate a Roccamare (Neri Pozza, 2023), storia e ricerca in cui confluiscono tante storie e voci di artisti e intellettuali che proprio dal quel luogo hanno tratto linfa e che su quelle spiagge hanno tratteggiato momenti di vita…

Studiare e fare ricerca per la guida turistica 111 luoghi della Riviera dei fiori che devi proprio scoprire non mi ha solo portata in giro a conoscere e intervistare un sacco di persone, ma mi ha fatta studiare. Pomeriggi in biblioteca, negli archivi di famiglia, sul web per comporre bibliografie esaustive che potessero ricostruire quadri, verificare dati e raccontare storie. Per questo motivo ho letto e riletto anche un sacco di letteratura, specie di quelli che definisco i tre pilastri della narrativa in Riviera dei fiori, e che infatti campeggiano tra le schede: Calvino, Biamonti, Orengo. Negli ultimi mesi, sarà il caso, sarà che essendo temi ormai “miei”, ci faccio attenzione, sono usciti diversi romanzi di pura narrativa che niente hanno a che fare né con i testi specifici, le ricerche storie e i saggi sulla Riviera dei fiori e il suo territorio, alias l’imperiese (costa e vallate), né con…

Ricordavo nettamente l’immagine dell’incipit: l’apertura del rubinetto della doccia. Rimasi affascinata da quell’immagine, e da tutto il racconto che seguiva: per il linguaggio, per il vertiginoso viaggio che con quel filo d’acqua si era aperto davanti agli occhi, per la debordante attualità del messaggio e del tema. Erano anni fa, ero alla Biblioteca nazionale di Torino e stavo assistendo a un incontro di cui non ricordo titolo né obiettivo, ma che era dedicato all’eco-critica, cioè ai rapporti tra letteratura e ambiente. E la professoressa Daniela Fargione fece riferimento a Italo Calvino leggendo un passaggio da un testo che non conoscevo e mi suonò di rara bellezza. Un testo di cui non sapevo il titolo né avevo i riferimenti bibliografici, e che fino a qualche mese fa non avevo mai più ritrovato. Poi accade l’impensabile: vado a una mostra sui libri di Calvino a Milano, scorrono testi rari, chicche e prime…

A volte una scusa come quella di un centenario è un’ottima occasione per ripubblicare un libro arricchendolo. È quanto è successo per Pensare l’universo (Donzelli, 2023), di Massimo Bucciantini, già professore di storia della scienza e letteratura italiana all’Università di Siena. Il sottotitolo di questo volume, che apparse per la prima volta nel 2007 e nel 2023 è riuscito con una nuova (bellissima) veste editoriale e una prefazione aggiornata fresca fresca di novità dell’anno, chiarisce l’ambito della ricerca che il testo sviluppa: Italo Calvino e la scienza. Si tratta infatti di un saggio molto articolato (note e riferimenti bibliografici sono una vera miniera, all’insegna della vertigine dell’approfondimento) dedicato non tanto alla relazione tra Calvino e la scienza, come sembrerebbe indicare il sottotitolo, quanto a come, attraverso quali letture, riferimenti e riflessioni, Calvino abbia costruito e dato forma al suo progetto di “Pensare l’universo” (l’espressione viene usata la prima volta in…

Agosto, tempo di vacanze. Se non altro per la maggior parte delle persone (scrivente esclusa, ça va sans dire). Ma cosa sono, in fondo le vacanze? Un periodo di stacco da tutto, come dice Treccani s. f. [dal lat. vacantia, neutro pl. sostantivato di vacans -antis, part. pres. di vacare (v. vacare), attrav. il fr. vacance]. – 1. Il fatto, la condizione di essere o di rimanere vacante; 2. Intermissione, temporanea cessazione di un’attività. In partic.: a. Intervallo di riposo, di uno o più giorni. Insomma, un periodo che associamo di norma al viaggio che ci porta lontano dalla routine, in posti che ci fanno bene all’anima perché ci permettono di scoprire cose nuove, ma soprattutto, se sono vacanze estive, ci consentono di rilassarci. Mare, montagna, non importa dove si orienta il soggiorno ma, appunto, si tratta di un periodo diverso dal solito, in un altrove pronto, salvo vacanze avventurose…

Add ultimamente non sbaglia un colpo. Ho pensato questo qualche mese fa leggendo “Sul camminare” di Annabel Streets, e poi l’ho ripensato con forza chiudendo l’ultima pagina di “Soli”, il saggio che il critico d’arte e scrittore tedesco Daniel Schreiber dedica a uno dei temi tabù della nostra società, la solitudine. Questo libro è e resterà, per me, una lettura preziosa, una chiave di volta, un libro che ha fatto cose. Mi ha accompagnata alla scoperta di nuove prospettive, mi ha commossa, ma soprattutto c’è stato, si è materializzato come una presenza, una carezza, una compagnia, e mi ha calato in sicurezza in profondità che non avevo ancora esplorato a dovere. Esattamente tutto ciò che sembrerebbe non appartenere alla solitudine, cioè un conforto, uno stare accanto, una comprensione e una presenza accogliente. Sono tutte sensazioni meravigliose e derivano da un libro: non credo sia una stranezza, solo la conferma -…

Si intitola Lo scoiattolo sulla Senna (Feltrinelli, 2023) il libro che Fabio Gambaro, giornalista in Francia e già alla guida dell’Istituto Italiano di Cultura a Parigi dedica a Italo Calvino. L’ho scelto per inaugurare la rubrica Pagine per Italo Calvino. È un richiamo all’appellativo con cui Cesare Pavese definiva Calvino, lo scoiattolo, ma anche e soprattutto un salto in quella parentesi geografica che proprio parentesi non è, ma anzi si presenta come una tappa imprescindibile della biografia umana e poetica dello scrittore. Non a caso il sottotitolo del libro di Gambaro è “l’avventura di Calvino a Parigi”, a chiarire che nel volume ci parlerà di quei 13 anni, dal 1967 al 1980, in cui Calvino abita e vive a Parigi con la moglie Chichita, la figlioletta Giovanna, il primo figlio di Chichita, l’adolescente Marcelo (per me una figura finora inedita) e un turbinio di colleghi, nuovi e vecchi, amici, frequentazioni…

Tutti scrivono di Italo Calvino. È il 2023, l’anno che segna il centenario dalla nascita dello scrittore italiano più noto del Novecento, e il florilegio di riedizioni, testi critici e libri che, in generale, indagano aspetti della vita e della poetica dello scrittore oppure trovano pretesti per farlo, andando ad affollare gli scaffali delle librerie, sono davvero molti. Ma che dico: moltissimi. Dall’inizio dell’anno calviniano, come chiamo nella mia testa questo 2023, sto cercando di inseguire le varie uscite editoriali per non perdere nulla che riguardi uno scrittore che ho letto, che mi colpisce sempre profondamente, e che ho studiato a lungo per la mia tesi di dottorato discussa nel 2016. Perché questa ossessione per i libri su Italo Calvino, e perché un dispendio energetico (ed economico) così notevole? Forse per mera bibliofilia, può darsi. O forse perché ricordo gli sforzi, davvero grandi, nell’orientarmi in una bibliografia che già durante…

Che estate sarebbe senza mare? Difficile immaginarlo in un paese come l’Italia: oltre ottomila chilometri di costa e un susseguirsi di paesi, litorali, paesaggi e civiltà. C’è l’estate vivace della Versilia, quella tutta colori pastello di Varigotti, quella affollata di Riccione e quella sorprendente della Riviera del Conero, quella metropolitana di Ostia, c’è l’estate isolana, nelle sue tante sfumature, quella di scogli e quella di sabbia, quella di cemento ai bordi della città, quella della spiaggia selvaggia, da conquistare. E poi ci sono le persone che quelle estati e quelle spiagge italiane le popolano: balneari, bagnini, gelatai, venditori di angurie e pescatori, baristi e camerieri, affittacamere e turisti italiani, avvezzi, magari proprietari di una seconda casa, oppure stranieri, non solo rispetto ai confini nazionali ma a quelli regionali. Ogni regione, ogni tratto di mare, ogni posto, qui, è un microcosmo. Un ventaglio di umanità sempre uguale a se stessa, o…

Giugno, una spiaggia dorata dal primo sole, un poco di brezza, giusto quel che occorre a interrompere il blu turchese del mare con qualche striatura bianca. Sì, l’ambientazione era perfetta: l’ideale per leggere Lungomare nostalgia, il nuovo romanzo di Andrea Malabaila da poco uscito per Edizioni Spartaco e che mi ero procurata già in anteprima al Salone del libro di Torino guidata da una grande curiosità. Parere a caldo, condiviso privatamente via messaggio con l’autore e poi qualche ora dopo su Facebook: quanto ho pianto! Ma, come scrivevo, sono state lacrime piene, belle, lacrime di commozione per un riconoscersi pressoché in ogni pagina di una storia che va avanti e all’indietro insieme, e che ha la tenerezza, la delicatezza e tutto il peso della responsabilità di raccontare un nonno. Tutto parte (anche) dalla copertina Fin dalla copertina, Lungomare nostalgia mi è sembrato bellissimo e ho deciso di volerlo leggere. Innanzitutto…