Studiare e fare ricerca per la guida turistica 111 luoghi della Riviera dei fiori che devi proprio scoprire non mi ha solo portata in giro a conoscere e intervistare un sacco di persone, ma mi ha fatta studiare. Pomeriggi in biblioteca, negli archivi di famiglia, sul web per comporre bibliografie esaustive che potessero ricostruire quadri, verificare dati e raccontare storie. Per questo motivo ho letto e riletto anche un sacco di letteratura, specie di quelli che definisco i tre pilastri della narrativa in Riviera dei fiori, e che infatti campeggiano tra le schede: Calvino, Biamonti, Orengo.

Negli ultimi mesi, sarà il caso, sarà che essendo temi ormai “miei”, ci faccio attenzione, sono usciti diversi romanzi di pura narrativa che niente hanno a che fare né con i testi specifici, le ricerche storie e i saggi sulla Riviera dei fiori e il suo territorio, alias l’imperiese (costa e vallate), né con la triade letteraria di cui sopra, ma che lì sono ambientati. Pare che per imperscrutabili ordini e trame del mondo editoriale, oggi come oggi la Riviera dei fiori vada di moda come ambientazione per romanzi! O meglio, che la Riviera e il suo entroterra, con le sue vallate e borghi da scoprire, siano perfetti per ambientare storie che lanciano ganci, che ricostruiscono sfondi storici o che da quelle vicende prendono spunto per raccontare altro.

La portalettere: da Pigna alla Puglia

Una bella sorpresa in tal senso era stato nel 2022 il romanzo di Gianmarco Parodi Non tutti gli alberi, ambientato nel primo entroterra di Sanremo e lanciato alla scoperta della vallata boscosa e rocciosa che si smezza tra Italia e Francia. Ma Gianmarco gioca in casa, sono i suoi posti, come mi raccontava in questa bella intervista. Un po’ diversa è la situazione per uno dei romanzi rivelazione del 2023, La portalettere (Nord), di Francesca Giannone. Di fatto, questa bellissima storia che ho divorato in due splendidi pomeriggi è un romanzo familiare che si dipana lungo i decenni e che ha al centro diversi personaggi, alcuni dei quali vi resteranno nel cuore.

A me è rimasta Anna, la protagonista femminile, che di cognome fa Allavena (cognome tipico del ponente ligure) e che arriva proprio da Pigna, il borgo di montagna in cima alla Val Nervia, una delle vallate interne in cui si apre la Riviera dei fiori, che nella guida 111 abbiamo esplorato, e che è pieno di posti incredibili. Sebbene Pigna non compaia mai nel romanzo, che è tutto ambientato nel paesino pugliese dove Anna si trasferisce col marito da ragazza e dove trascorrerà la vita, la personalità di questa donna è così forte da imporsi attraverso il suo carattere, e parte del suo carattere è anche la sua origine ligure. Anna arriva in Puglia con pochi ricordi, tra cui un mortaio in marmo col suo pestello per fare il pesto: è l’attività che la rilassa quando si sente innervosita o a disagio, e così nel sud Italia degli anni Trenta lei fa il pesto, guardata da tutti con sospetto come “la straniera”.

Non c’è nulla dei paesaggi della Val Nervia in questo romanzo, perché siamo in Puglia, ma c’è tuttavia qualcosa di Bordighera e dei suoi giardini, della natura discreta e forte della Liguria, che è poi trasposto nel carattere di Anna. Anna discreta e forte, Anna che parla francese (arriva da una zona di confine), Anna che si tiene tutto per sé, non è esuberante come nel sud, Anna e le sue idee che sono già più avanti. Perché è del nord, certo, un nord che a me sapeva di casa, e che mi ha aiutato tantissimo a empatizzare con una donna che lascia casa sua per amore, e inizia una vita altrove, una donna che conterrà grandi, enormi sentimenti e idee più grandi di lei, indossando i pantaloni e consegnando lettere. Un romanzo pieno, bellissimo: non a caso ha vinto il Premio Bancerella, e pensare che ci sia un po’ di Riviera dei fiori e ponente ligure dentro mi fa molto sorridere.

Riviera dei fiori Belle Époque

Diverso il discorso per altri romanzi usciti quest’anno e che sono proprio ambientati in Riviera. Ce ne sono due dedicati a quel periodo fastoso e incredibile che ha letteralmente trasformato il volto della Riviera dei fiori rendendone alcuni centri costiere mete di elezione per i primi turisti aristocratici e altoborghesi in arrivo dal Nord Europa. Le città più coinvolte da questo vero e proprio fenomeno, che ben racconta il saggio La moda della vacanza, di cui parlavo in questo articolo, sono state Sanremo e Bordighera. Procediamo cronologicamente, prima dell’arrivo del roboante Novecento. Paola Capriolo ambienta il suo romanzo di estremo fascino Irina Nikolaevna o l’arte del romanzo (Bompiani) nella Sanremo di fine Ottocento. Protagonista è una fascinosa quanto misteriosa ragazza che diventa dama di compagnia di una facoltosa lady inglese. Le due trascorrono anni affianco, e il romanzo permette di sondare la personalità ambigua e davvero magnetica di Irina, sullo sfondo della storia della Sanremo fin de siècle.

Ville sontuose, davvero esistenti a Sanremo, con le loro storie e personaggi, da Villa Ormond a Villa Nobel (posti citati con i loro musei nella guida 111 sulla Riviera dei fiori), ma anche la Pigna (che non è Pigna di prima), il quartiere antico di Sanremo, il terremoto che distrusse Bussana, e Taggia con la sua storia antica. Un romanzo ancora una volta davvero bello, intenso, trascinante, che utilizza la finzione narrativa su uno sfondo fatto di autentiche ricerche storiche utili all’autrice a descrivere il vero volto della città in un’epoca di sfarzo estremo in cui la Riviera era il centro dell’Europa che contava. Se in Irina Nikolaevna si attendeva con un misto di ansia e senso di progresso il Novecento, nel romanzo di Laura Calosso Bordighera Grand Hotel (Sem), le danze si aprono nel 1899, a un passo dal cambio secolo. Siamo poco distante, a Bordighera, vera e proprio colonia inglese all’epoca dove, ancora oggi, i segni di decenni di presenza britannica raccontano l’evoluzione dei luoghi e l’avvicendarsi di personaggi e fatti storici.

Ecco, questo è lo sfondo della storia della giovane Lily, aristocratica ragazzina inglese un po’ timida e impacciata a causa della famiglia: una madre scomparsa, un padre assente il cui unico obiettivo è piazzare la figlia a un buon marito per risolvere i problemi finanziari e la perfida zia, presuntuosa e piena di è. Con la zia Lily passerà all’hotel Angst di Bordighera, un albergo davvero esistito, tra i più sfarzosi e magnificenti d’Europa, un soggiorno pieno di misteri, emozioni e vicende che avranno per protagonista l’alta società inglese che alle soglie del Novecento popolava Bordighera. Tra le pagine ci sono Sir Hanbury e i suoi giardini alla Mortola, il Lawn Tennis Club, primo club italiano dedicato al tennis proprio a Bordighera, tanti grandi alberghi e lussuose ville ancora oggi presenti sull’elegante strada Romana, il giardino di Monet, che diventerà la Specola di Pompeo Mariani, e poi quello che sarà oggi il Museo Bicknell, con lo stesso Clarence Biknell e le sue scoperte scientifiche e originalissimi interessi. Per un lettore che conosca i luoghi di Bordighera, questo libro è una panacea, e praticamente tutti i riferimenti citati si trovano dentro la guida 111. Sfondo storico reale, frutto di una ricerca per la quale, tra i ringraziamenti, compaiono anche tante fonti utili alla nostra guida turistica, ma vicenda narrativa inventata e davvero, davvero originale e intrigante fino all’ultima pagina.

A Triora con le streghe

Ca’ Botina, oggi Cabotina, è un luogo davvero esistente a Triora, legato alle streghe e citato nel romanzo di Antonella Forte

Poche settimane fa ho avuto la fortuna di seguire una visita guidata del borgo di Triora condotto da una persona molto preparata che, naturalmente, non ha fatto mistero della storia del borgo legata alla caccia alle streghe. Triora è uno dei pochi posti al mondo conosciuti per la tragica fama che gli deriva da un terribile processo durato due anni, dal 1588 al 1589, durante il quale furono interrogate e torturate molte donne, accusate di essere streghe.

Queste vicende completamente reali, documentate da fatti storici e svoltesi sul territorio di Triora, sono al centro del romanzo di Antonella Forte, La strega di Triora (Piemme), che non a caso ha per sottotitolo Storia di Franchetta Borrelli. Il nome e cognome sono veri: Franchetta Borrelli era una donna facoltosa di Triora accusata di stregoneria, terribilmente torturata e di cui si persero le tracce fino alla morte, documentata e dovuta probabilmente alle sevizie subite. Ma come mai avvenne tutto questo, materiale davvero degno di un romanzo, non fosse che è tutto reale? Nel Cinquecento Triora era una fiorente cittadina dell’alta Valle Argentina – siamo quasi in montagna, e anche questa parte di territorio fa parte dei luoghi che narriamo nella guida 111 luoghi della Riviera dei fiori che devi proprio scoprire – sotto il dominio della Repubblica di Genova e nota per essere il granaio della valle. Si produceva infatti grano di montagna, essenziale per la farina. Fu un periodo di crisi agricola e conseguenti stenti economici a innescare la miccia per quella che divenne una crudelissima caccia alle streghe.

Il capro espiatorio dei mali della comunità diventarono le donne, spesso guaritrici, forti di antiche tradizioni che le vedevano usare erbe e medicamenti naturali prodotti dalla rigogliosa natura della Valle per alleviare le sofferenze altrui. Aver letto questo libro subito dopo essermi persa per i vicoli di Triora, la parte alta e quella bassa, con le sue architetture profondamente medievali, dopo essermi beata nel paesaggio lussureggiante di foreste verdissime intorno, essere scesa a scoprire la chiesa di San Bernardino, oasi campestre di semplice bellezza, e dopo aver visitato Palazzo Stella, oggi Museo Civico che racconta il percorso antropologico che portò al culmine dell’esasperazione e crudeltà contro le donne di Triora, e dal quale una di queste donne si gettò, cercando salvezza nella morte, è stata un’esperienza incredibilmente utile per entrare in questa storia, nei suoi personaggi, profondamente dentro luoghi e vicende. Non potrebbe essere altrimenti per un romanzo la cui cronologia si basa esclusivamente su dati storici reali. Certo, le vicende cdei personaggi sono inventate, ma i luoghi sono fedelissimi e personaggi sono esistiti davvero, con tanto di nomi e cognomi,: dagli inquisitori ai commissari crudelissimi di Genova, arrivando al gruppo eterogeneo di donne, tutte unite, le “sorelle” guidate da una forza generata dal mistero della natura. Una lettura appassionante, dura per le crudeltà reali subite dalle protagoniste, per il senso di impotenza e ingiustizia. Ma in parte, credo, utile a restituire un portato storico a una storia che ha alone di leggenda, e dignità a esseri umani torturati oltre quattro secoli fa per il solo fatto di essere diversi.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!