Pulizia spiagge

L’8 maggio 2016 a Imperia si è svolta la pulizia della spiaggia, una manifestazione di cittadinanza viva e partecipe che ha qualcosa di forte e intenso, e che ha contribuito notevolmente a rinforzare le mie posizioni sul tema ambiente, già fortemente influenzate da Rossano Ercolini, oltre a mettermi decisamente di buon umore. Il comitato M’Importa, che dichiara la sua missione fin dal nome, ha infatti organizzato per il quarto anno la Pulizia delle spiagge libere della città. Non solo Imperia è stata coinvolta: dopo tre annate di raccolta rifiuti, a dimostrazione di quanta incuria e inquinamento infestino le nostre (in senso lato ma anche in senso personale: la costa di Imperia mi sta particolarmente a cuore) spiagge, hanno aderito al progetto anche Diano Marina, San Lorenzo e Santo Stefano, comuni limitrofi.

Insomma, le premesse erano già buone, ma il clima che si respirava alle 9.30 della domenica mattina al banchetto per la registrazione era quello di una sorta di festa della città, tra sorrisi, foto e braccialetti verdi e blu. Dei 213 partecipanti imperiesi, vari gruppetti si sono poi spostati autonomamente oppure con il comodissimo servizio di navetta bus elettrica nelle diverse spiagge della città. Io ho scelto di andare a pulire la spiaggia dove generalmente sono solita andare, a Oneglia, località Rabina e Galeazza. Dall’esperienza dell’anno passato ricordavo una scogliera particolarmente zeppa di rifiuti, con tanto di tubo di stufa nascosto sotto la siepe e amici variamente arrampicati sugli scogli che con guanti spessi, da giardinaggio, estraevano dagli anfratti ogni sorta di amenità.

pulizia spiagge

Quest’anno non siamo stati da meno, guanto in lattice alla mano destra e sacchetto nella sinistra. Volontari, gente comune, ma anche tanti scout e il vicesindaco: ci siamo organizzati e spartiti le varie tipologie di rifiuti. Perché una delle cose belle e importanti di questa giornata è che, aderendo alla campagna Surfrider’s Foundation e a Let’s Clean up Europe,  la spazzatura non solo viene raccolta e differenziata, ma anche catalogata, in modo da poter diffondere tra i media e la cittadinanza i dati reali su quanto fatto in appena due ore di lavoro.

Solo due ore, ma cifre da capogiro. E la scogliera dove mi trovavo ha contribuito notevolmente con il tristissimo e ancora incredibile record di 386 bottiglie di vetro. Parliamo di pochi metri, davvero pochi metri di scogli rasenti il mare. Probabilmente un luogo dove “la gente”, grande categoria non meglio definita se non come “gente di ogni età, sesso, religione accomunata dal fatto di essere maleducata e irrispettosa dell’ambiente”, bazzica non tanto per “andare sulla spiaggia”, quanto per attività varie e diverse. Tra tutte, bersi una birra, infilando la bottiglia vuota tra uno scoglio e l’altro e lanciando il tappo metallico, che va ad aggiungersi alla stratificazione di mozziconi di sigaretta. Quelli, i mozziconi, sono risultati migliaia, come ahimè constatiamo ogni anno. Tra le altre felici attività che accompagnano la bevuta della birra, attraverso i rifiuti abbiamo potuto dedurre ci sia anche la cena, magari con pizza, i cui cartoni sono stati scientificamente infilati tra uno scoglio e l’altro. Devono mangiare in molti su questi scogli: tovaglioli, vasetti di yogurt, bicchieri di Estathé e le infinite bottiglie di plastica, carte di gelati, di caramelle, di patatine. Fino a giungere all’intero sacchetto annodato contenente i resti di un pic-nic: carte di focacce appallottolate, lattine di birra, tovaglioli unti.

Manifesto M'Importa

Tra i frammenti di polistirolo, le cicche, le bottiglie di vetro e plastica, sono poi emerse storie curiose, come la custodia in plastica rigida di un cd, un telecomando di televisione, una scatola di Viagra e, a corredo, una serie di preservativi e loro confezioni, per concludere con un tubetto vuoto di Kukident. E questo solo nella magica scogliera dei rifiuti. In altre zone la spiaggia ha restituito scarpe, olio motore, un monopattino, un gabinetto, cartelli stradali, coperchi di pentole, estintori e tanto, tanto altro. Insomma, un bilancio degli orrori, che apre interrogativi grandi e nutre ahinoi lo spettro del dubbio sull’efficacia di giornate del genere.

Durante la conferenza stampa di presentazione gli organizzatori lo avevano preannunciato: sappiamo che dal giorno dopo la spazzatura tornerà. Della serie: è impossibile correggere gli incivili. Resta però la vittoria di aver portato a casa un atto simbolico di grandissima portata, sia per il lavoro di gruppo, condotto fianco a fianco in mezzo allo sfacelo, sia per l’averci messo dentro le mani, l’aver toccato concretamente cosa c’è che non va. Lo hanno toccato adulti e bambini, come il piccolo Leone con aria un po’ perplessa. Sono lui e i suoi coetanei a cui affidiamo la scogliera degli orrori, cercando di ripulirla e combattendo un po’ contro i mulini a vento, ma insegnando a lui, e a loro, che domani, quando saranno grandi, il loro mare potrà essere diverso, e infrangersi odoroso di salmastro su una scogliera dove crescono le alghe, si accumulano rami e posidonia secca e passeggia indisturbato qualche granchio.

Il gruppo della pulizia spiagge

Segui la pulizia del Parco urbano di Imperia, e un progetto di pulizia spiagge che ho attivato nel 2020 sulla scorta della lettura di un libro!

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!