Un progetto che ha una valenza particolare e un intento sociale, e che prende il via in un momento di pandemia che vede i teatri chiusi e gli artisti a casa, privati della possibilità di lavorare. Così Lamberto Vallarino Gancia, presidente del Teatro Stabile di Torino, ha annunciato Argo: materiali per un’ipotesi di futuro, progetto al via dal 23 novembre al 15 dicembre 2020 con 70 artisti della scena torinese.

Argo come una nave, quella degli Argonauti in cerca del vello d’oro, guidati da Giasone, Argo come un cane, una costellazione: tante cose, tanti simboli, a indicare il ventaglio di interpretazioni alla base di un’idea di teatro, di comunità di spettatori e, infine, di cultura. Argo non sarà spettacoli, non sarà produzione. Sarà qualcosa di più: un gesto politico, in senso antico, ripescato in quella Grecia antica culla del teatro inteso come ombelico dell’intera comunità, bacino di raccolta di idee, visioni e rappresentazioni capaci di dare forma alla realtà.

E in una realtà che ha perso ogni contorno sganciandosi da abitudini e prassi consolidate, prendere confidenza con i materiali per un’ipotesi di futuro è un gesto di grande forza simbolica, un gesto che con decisione riporta al centro il teatro come assemblea creativa della e per la comunità. Il progetto Argo, anomalo e innovativo, ha infatti l’obiettivo principale di offrire lavoro a chi, dopo un anno sciagurato, è ancora purtroppo fermo. Per raggiungere lo scopo, però, si avvale di un processo di coinvolgimento dell’intera comunità artistica a favore della città di Torino, dei suoi spettatori e, infine, della cultura tutta.

Il teatro a Torino: una battaglia contro l’estraneità

Il Teatro Stabile di Torino era riuscito, dopo il lockdown primaverile, a ripartire con una stagione estiva inedita in sinergia con tante altre realtà del territorio torinese. Purtroppo le condizioni non hanno permesso di completare la stagione, riazzerando di fatto una programmazione che era già stata intensamente danneggiata con il blocco alle attività.

The main struggle in the 21st century will be about irrelevance.

La presentazione di Argo si apre così, con una citazione da Yuval Noah Harari e dalle sue Ventuno lezioni per il 21esimo secolo.

«I teatri chiusi ci impediscono l’incontro con il pubblico, che è poi la missione di chi fa teatro – ha spiegato Filippo Fonsatti, direttore dello Stabile di Torino e direttore creativo del progetto Argo – questo crea un senso di impotenza e inutilità molto forte che vogliamo combattere tutti insieme, ben sapendo che ci sono emergenze e tensioni sociali prioritarie oggi, rispetto alla cultura. Pensiamo tuttavia che occorra concentrare i propri sforzi di immaginazione e visione per superare questa fase e ripartire sapendo che i paradigmi saranno diversi rispetto a quanto vissuto fino a oggi, pur senza catastrofismi».

Il 2020 sarà certo ricordato come pietra miliare nel mondo dello spettacolo: un annus horribilis, forse come solo l’anno della grande peste di Londra fu per il teatro, quel 1654 che vide Shakespeare all’opera su alcune delle opere più famose, come vuole la tradizione. Le centinaia di spettacoli saltati hanno generato un crollo dell’occupazione per gli addetti del settore, per gli artisti e le maestranze tecniche. «Riflessi pesantissimi – ha proseguito Fonsatti – che non hanno risparmiato la comunità teatrale torinese, una risorsa che noi consideriamo tale e che va quindi valorizzata. Sentiamo forte il dovere morale di dialogare con questa comunità, di coinvolgerla e sostenerla, perché riteniamo che possa dare un contributo importante nell’immaginare la città e il territorio del futuro».

Il teatro come esercizio di democrazia intellettuale

Torino, con il suo Teatro Stabile, è l’unica città italiana ad aver pensato qualcosa come Argo, una progettualità che guarda al futuro collettivo da costruire. Non una produzione di spettacoli, ma una produzione di oggetti culturali che dovrà rappresentare quello che è stato definito un esercizio di democrazia intellettuale il cui esito avrà valore politico. Si tratta di un’idea forte e insieme limpida di quello che può essere il ruolo del teatro. Un’idea che, come già dicevo, riprende il ruolo del teatro nell’antica Grecia, cogliendo il battito del cuore pulsante della civiltà occidentale.

Come non ha mancato di sottolineare l’assessore alla cultura del Comune di Torino, Francesca Leon, il Teatro Stabile di Torino rappresenta una delle più importanti istituzioni della città intera, e vi ruotano intorno alcune delle figure intellettuali di maggiore rilievo del momento a livello nazionale – Gabriele Vacis, Valerio Binasco, Laura Curino… Un’avanguardia che mette insieme persone in una riflessione condivisa sull’idea di futuro, un futuro che dovrà tornare a essere. «Partire dagli artisti – ha detto la Leon durante la presentazione del progetto Argo – significa avere la scintilla che serve a tutti per capire come andare verso il domani, in che modo gli spazi possano essere messi a disposizione della creatività del territorio superando le barriere e trovando forme di collaborazione, aprendo al dialogo tra le diverse componenti del settore».

Teatro Stabile e Scuola Holden insieme per Argo

Un esperimento, questo sarà Argo, un laboratorio grazie al quale mettere alla prova la capacità di costruzione del futuro attraverso gli artisti. Argo ha obiettivi molteplici: avviare discussione, formare gli artisti stessi, acquisire e rafforzare identità e consapevolezza come comunità artistica territoriale, e naturalmente riflettere sulla funzione del teatro e dello spettacolo nel dialogo aperto con il pubblico. La finalità è nobile quanto decisiva: creare valore culturale. Come? Elaborando collettivamente materiali e proposte da presentare ai portatori di interesse.

Il progetto si svolge in collaborazione con Scuola Holden ed è sostenuto da Fondazione CRT e Fondazione Compagnia di San Paolo. Dopo aver effettuato una ricognizione, sono stati individuati 63 artiste e artisti professionisti, attingendo sia al bacino delle realtà teatrali non sostenute da fondi statali (cosiddette extra Fus) basate a Torino, sia da quello composto dagli artisti indipendenti. I partecipanti sono stati suddivisi in sette gruppi, ognuno di essi con un leader: Domenico Castaldo, Michele Di Mauro, Gian Luca Favetto, Jurij Ferrini, Marco Lorenzi, Olivia Manescalchi, Elena Serra. All’interno di ogni équipe sarà presente un editor-facilitatore che avrà il compito di elaborare e sintetizzare le idee e i contenuti affrontati nel corso del lavoro: Alessandro Avataneo, Guglielmo Basili, Federico Favot, Francesco Gallo, Marina Gellona, Federico Madiai, Umberto Morello. Oltre ad Alessandro Baricco, parteciperanno al progetto in qualità di testimoni sette artisti torinesi di chiara fama e/o che rivestono ruoli istituzionali: Eugenio Allegri, Valerio Binasco, Emiliano Bronzino, Laura Curino, Valter Malosti, Beppe Rosso e Gabriele Vacis.

Gli artisti si ritroveranno a ragionare e produrre valore artistico attraverso sette immaginari oggetti digitali: un manifesto, una mappa concettuale, una fake identity, un gioco esperienziale, un podcast, un messaggio alla nazione e una campagna di comunicazione. Sono questi i materiali per un’ipotesi di futuro, da testare con gruppi di cittadini e da mettere poi a disposizione della comunità, degli opinion maker, dei prossimi candidati Sindaco della Città di Torino, del Ministro per i Beni e le Attività Culturali. Un progetto politico, dunque, per il futuro del comparto teatrale.

Un centinaio i professionisti coinvolti, con 63 attori e registi, 7 attori e testimoni, 7 editor e altrettanti tutor in un programma di 357 ore di lavoro capace di occupare 1673 giornate lavorative generando budget per 180mila euro. Con la cultura, evidentemente, si mangia eccome. E si fa politica attiva.

Il teatro non morirà: parte la nave Argo, ecco dove seguirla

I sette temi affrontati dai gruppi di lavoro indagano il contesto presente, sollecitando proposte e visioni: Zero. Ripartire da qui per progettare la scena della società futura; Centimorgan (cM). La mappa genetica del teatro che è stato e che sarà; Senza corpo. Identità digitali e autonarrazione: da noi stessi al nostro personaggio; Parabasi. Parlare al pubblico e alla comunità; Elisir. L’arte come ingrediente di un nuovo equilibrio; Congiunzioni. Dialoghi e relazioni per superare il distanziamento; Open. Il gioco come spazio aperto di rappresentazione e partecipazione.

Tutto il processo creativo avrà la durata di un mese circa e si svolgerà interamente online, sfruttando le tecnologie digitali, le piattaforme di videoconferenza e gli strumenti offerti dal web per la condivisione di idee e le attività di co-progettazione. Una comunità all’opera merita di essere raccontata non solo per ciò che produce, ma anche per ciò che rappresenta ed è per questo che il progetto verrà comunicato, passo dopo passo, da un team di social media editor attraverso i canali del Teatro Stabile di Torino: sarà infatti creato un diario online, mentre sulla pagina ufficiale di Facebook verrà pubblicato un post al giorno per ogni giorno della settimana, per ogni gruppo e tema.

Prendendo spunto dall’impostazione generale del progetto verrà realizzato un racconto dei lavori in corso dei singoli gruppi, dalla partenza fino alla consegna, e verrà condiviso quanto li riguarda nel giorno della settimana che, idealmente, è stato loro affidato. Al fine di accompagnare la narrazione del lavoro svolto dai singoli gruppi e per identificare in modo intuitivo di quale gruppo si parla, l’identità visiva dei progetto e dei post si avvarrà anche di un set di icone specificamente studiato per il progetto.

Il teatro, come scriveva John Steinbeck nel suo Once there was a war (1958) non morirà:

The theatre is the only institution in the world which has been dying for four thousand years and has never succumbed. It requires though and devoted people to keep it alive.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!