È l’ultmo giorno di agosto ma non si ferma la reading challegenge dedicata ai personaggi einaudiani che si sono inventati i creatori di Radical Ging, EinaudiTo, ovvero un anno intero alla riscoperta dei grandi nomi della casa editrice Einaudi. E questo mese tocca al duo per antonomasia, Fruttero & Lucentini, con la e commerciale che usavano ironicamente far propria per suggellare un quattro mani anche noto come “la ditta”.

Mi piace che sia agosto il mese per questi due giganti, e mi piace perché mentre ne scrivo durante l’ultimo giorno, un po’ piovoso e un po’ odoroso di fine estate, mi viene in mene – e non potrebbe non farlo – l’intervista che nel 2019 abbiamo fatto loro proprio all’inizio di agosto, nel cuore dell’estate. Lo scenario era Torino – quale altro? forse solo la pineta di Castiglione della Pescaia – i compagni proprio i Radical Ging, e l’occasione ghiotta: intervistare la figlia di Carlo Fruttero. Ne uscì quasi un’ora di telefonata appassionante, un filo diretto che riuscì a unire Torino con la Toscana, patrie elettive di Fruttero, ma dove c’era quasi sempre anche Lucentini, nonché legame tra generazioni che, per quanto riguarda noi “giovani”, avevano da poco scoperto la magia della Ditta, restandone entusiasti.

Quell’ironia sempre frizzante, quell’arte del narrare, quello sguardo acuto, tagliente ma anche indulgente sui vizi umani… Tutto questo ci è arrivato attraverso i romanzi, letti in un arco temporale piuttosto breve, fatto che, nella mia testa, li unisce tutti, così che non mi riesce proprio di individuarne uno sui tanti per parlarne qui. E allora, dopo avervi linkato ancora una volta l’intervista, uscita in tre puntate lungo l’autunno 2019, prima che il mondo ci travolgesse tutti, ve ne parlo a zonzo, citando alcune delle letture che la scorsa estate hanno accompagnato la preparazione a quella telefonata vista Mole.

Intervista a Carlotta Fruttero parte 1

Intervista Carlotta Fruttero parte 2

Intervista Carlotta Fruttero parte 3

Partiamo da una doppietta: l’eterno, magnifico La donna della domenica, insieme a A che punto è la notte. Entrambi sono propriamente gialli, storie poliziesche con protagonista il commissario Santamaria. Non sono romanzi e basta, sono affreschi: di una città, Torino, di un’epoca, gli anni Settanta, di tanti personaggi sfaccettati e mai, davvero mai piatti. Commedie umane tinte di nero, situazioni che a volte si mescolano con il surreale e il paradossale ma sono in fondo sempre molto umane, in tutte le declinazioni possibili. Letti questi due romanzi, arriverà tutta l’essenza di Fruttero e Lucentini, nello spirito più puro, con uno straordonario ritratto della città di Torino.

C’è poi L’amante senza fissa dimora, con il quale ci spostiamo a Venezia. Un altro romanzo magistrale, dove le calli della città, le nebbie della sera e l’inevitabile ironia irresistibile, faranno da sfondo a un storia d’amore dai tratti surreali, venata però, questa volta, non di nero ma di pathos ed emozione. È una miscela insolita, è vero: ma è proprio così, e raggiungerla e crearla è il talento eccezionale di questi due prosatori.

Ancora, Il palio delle contrade morte, per me il quarto tassello della rilettura estiva dell’anno scorso, vagamente in tema poiché ambientato a Siena, durante il palio. Le situazioni surreali non mancano nemmeno qui, anzi, si trasformano in una giostra strana e un filo inquietante, senza che tuttavia i protagonisti e il loro ritratto manchino di vitalità e immancabile tratteggio ironico.

Quattro romanzi e, potrei dire, un viaggio pazzesco. Ma il bello è che Fruttero e Lucentini sono solo una tessera di un mosaico molto più ampio che, di fatto, li elegge a due dei più grandi protagonisti della vita culturale italiana e della casa editrice Einaudi, come ben suggerisce la loro collocazione nella challenge di EinaudiTo. Davide e Marco hanno fatto una ricostruzione accurata della vita professionale di Fruttero e Lucentini e del lavoro che li ha visti negli anni impegnati all’Einaudi con diverse mansioni. Da parte mia, consiglio e riconsiglio la lettura di un paio di testi sulla casa editrice, tra cui I migliori anni della nostra vita, di Ernesto Ferrero, e il Colloquio con Giulio Einaudi di Severino Cesari, tra le cui pagine spunteranno i due eccentrici personaggi, con tutto lo spessore del loro impegno intellettuale.

C’è però un altro libro che consiglio: non è un romanzo ma un raccolta di brevi prose la cui caratteristica essenziale è di essere insieme acute e comiche, ovvero perfettamente in linea con il profilo della Ditta. Parlo del Cretino, che io ho in edizione completa e che raccoglie i numerosi lavori dedicati alla cultura di massa, quella su cui presero il via anche i lavori di Eco. Solo che, al contrario dei semiotici, F&L non si dedicarono a comprendere come funzionassero le cose, bensì a osservare, come due amici intenti a discutere dei fatti del mondo: osservare, acutamente analizzare, e restituire una visione del mondo fatta di sottigliezze ironiche e osservazioni brucianti sulla società che, in fondo, viviamo ancora oggi tra massa, social network e quant’altro, un’esacerbazione di quel che già avevano individuato loro.

L’ultima chicca è davvero una chicca, perché se la fama di Fruttero e Lucentini è anche – e forse soprattutto – legata alla celebre collana di fantascienza che idearono e diressero per anni, ovvero Urania, ho sorriso molto ritrovandone qualche centinaia di volumi… tra le pagine. Esattamente: nel romanzo premio Strega 2020, Il colibrì di Sandro Veronesi, fa la sua bella comparsa una collezione tenuta a puntino di questi celebri libri che uscirono per anni in edicola, meritevoli di aver fatto arrivare in italia alcuni tra i più bei romanzi di fantascienza e loro autori mentre il paese era ancora all’oscuro di questa letteratura di genere che così tanto successo ebbe e ancora ha.

Ho sorriso molto, dicevo, perché ritrovare il lavoro di F&L in una fiction non può che indicare inequivocabilmente la loro presenza nella vita vera, vissuta, e filtrata dai registri narrativi. Sono ormai parte di quella società che osservavano con la lente usata nel Cretino e dai cui ingranaggi cercavano di tenersi fuori compiendo scelte libere e spesso fuori dai ranghi, come quella di lasciare l’Einaudi. Ormai nuotano dentro il calderone del nostro patrimonio culturale, di quella che Umberto Eco definirebbe la nostra enciclopedia, i saperi acquisiti: probabilmente sono un po’ accigliati, un po’ curiosi, pronti a dire la loro, sempre sul pezzo insomma.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!