Il 2021 è l’anno in cui decadono i diritti sulle opere di Cesare Pavese. Sono passati 70 anni dal suicidio di uno degli scrittori pilastro del Novecento e le case editrici si stanno scatenando per pubblicare e ripubblicare opere dello scrittore e materiale che lo riguarda. In questa riscoperta di scritti di Cesare Pavese ho identificato un percorso nell’arcipelago Pavese – mi piace definirlo così – che potrebbe aiutare chi non conosca l’autore, o chi invece lo abbia letto solo sporadicamente o sulla scia dei percorsi scolastici, a recuperare tutta la grandezza di un autore ingiustamente inquadrato sotto la lente del suo suicidio, avvenuto nel 10950 in una stanza dell’hotel Roma di Torino.

Lo so con precisione: dall’hotel Roma di Torino sono partita per la mia ricerca dedicata a Torino di carta, un percorso che mi ha portato, qualche anno fa, a leggere e rileggere tantissimo di un autore che avevo sempre, ahimè, sottovalutato. Invece, complice lo studio alle spalle, forse l’età – si sa che crescendo si cambia anche come lettori, e i classici hanno il potere di parlare sempre e dire sempre novità, anno dopo anno -, forse la potenza inesplorata di Pavese, magicamente sono entrata nel mondo, nelle parole e nelle riflessioni modernissime di uno scrittore che si era tolto la vita a metà del secolo scorso.

Tra le tante letture che mi hanno travolto dimostrandomi un’attualità impensata, Tra donne sole, credo il mio romanzo preferito di Pavese, a cui ho potuto dare grande spazio in Torino di carta, visto che proprio a Torino è ambientato, e fa un ritratto dolente e bellissimo di una città ancora ferita dai bombardamenti della guerra. Ecco perché, nell’estate del 2020, mi ha attirato tantissimo la lettura di A Torino con Cesare Pavese, di Pierluigi Vaccaneo, direttore della Fondazione Pavese che ha fatto dei luoghi dello scrittore nelle sue Langhe, a Santo Stefano Belbo, un luogo letterario d’eccezione, un museo e un percorso di esplorazione dell’arcipelago Pavese.

Questa espressione – arcipelago Pavese – l’ho rubata proprio a Vaccaneo, che la utilizza nel sottotitolo del libro, e mi ha dato il la per costruire una sorta di rete che supportasse l’avvio di una nuova lettura dello scrittore. Di questo raccontavo in un testo che ho scritto per il Centro Gobetti di Torino, e che ho voluto titolare proprio così, L’altra riva del mare: viaggio tra le isole di Cesare Pavese. Lo spunto me lo ha dato la riflessione sulle isole tematiche affrontate dallo scrittore, il suo arcipelago, ben costruito, delimitato – la città, la campagna, le donne, l’America, tra i suoi “miti” da pensare e ripensare, su cui tornare a scrivere. Ma soprattutto, me l’ha dato un biglietto con una citazione da Pavese che avevo recuperato per quei casi incredibili della vita dentro un libro di mappe e isole, in una libreria di Roma.

Percorsi, vie, viaggi tra isole: la mia rilettura di Pavese nel grande mare delle nuove pubblicazioni a lui dedicate sembra ricalcare proprio questi temi e figure, le stesse forme di un viaggio tra temi e miti. Però non è una rilettura che si muove tra pilastri già noti, alla ricerca di un’identità dell’autore già consolidata. No, per fortuna è andata diversamente: per fortuna ho avuto l’occasione di riscoprire ancora e ancora Pavese attraverso nuovi spunti, spesso inediti, a volte azzardati.

Che dire, per esempio, di una versione del suo capolavoro, La luna e i falò, a fumetti? Quando Tunué mi ha proposto questa novità mi sembrava un vero azzardo, anche se in fondo ero curiosissima di scoprire che rilettura avrebbero dato Marino Magliani e Marco D’Aponte, che hanno curato questo volume. Un volume bellissimo, ebbene sì: bello come oggetto libro, che per un fumetto e le sue tavole non è affatto un aspetto secondario, bello nel contenuto, perché si tratta della storia di Pavese, così com’era, com’è dopo le infinite letture che tutti ne abbiamo fatto in circostanze diverse. Un romanzo che vibra tra i temi cardine di Pavese: la città e la campagna, l’infanzia e l’età adulta, il tema del notos, il ritorno, un altro viaggio mitologico per mare, il mare dei ricordi di un’infanzia che è destinata a risolversi in illusioni. Quanto, profondissimo, Pavese.

L’introduzione di questo bellissimo libro a fumetti è scritta da Marta Barone, che con sapienza individua i punti cardine della narrativa di Pavese, disegnando il profilo di un autore importantissimo, e che mette in luce altri due aspetti chiave di questa rilettura visiva del romanzo. Da un lato ci sono i colori, la loro vividezza che sottolinea suggestioni e fa da fil rouge; dall’altro l’aggiunta alla storia originale operata da questa rilettura, che è un gradino metanarrativo aggiunto alla storia del protagonista e del suo ritorno al paese delle Langhe, in cerca di Nuto e della sua infanzia. In questo secondo livello, disegnato in bianco e nero, il protagonista è Pavese stesso, impegnato nella sua costante ricerca, molla dei suoi romanzi, e ritratto fino a quel tragico agosto torinese del 1950.

Non si direbbe lo stesso Pavese, quello del dramma umano, quello della solitudine e del suicidio, leggendo invece un delizioso libro che L’Orma pubblica nella sua collana I pacchetti. Si tratta di una selezione di lettere, curata da Federico Musardo, scritte dal giovane Cesare Pavese scrittore esordiente. Si intitola Non ci capisco niente, ed è un’immersione in un arcipelago giovane ma già molto ben delineato. Si respirano i progetti del Pavese ventenne, le aspirazioni letterarie, una certa visione del mondo che poi si definirà meglio, anche nella sua piega più buia. Si percepisce l’entusiasmo, la carica di vita così insolita nello scrittore a cui solitamente attribuiamo depressione e buio. Invece c’è un ventaglio vivacissimo di coloriture e di emozioni tra queste lettere, navigando tra le quale recuperare un ritratto perduto dello scrittore, ricomporre un quadro nuovo, letterario e umano insieme. E ritrovare, così, tutta l’immensa vita di uno scrittore centrale per il nostro Novecento letterario.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!