Se vi sentite pronti a un viaggio  nel mondo del verde, tra linfa e sontuosi tronchi secolari, I Grennwood è la maestosa saga familiare che Michael Christie ha costruito con il suo romanzo, pubblicato in Italia da Marsilio. Un librone di oltre seicento pagine, la copertina verde abete e un cervo con il suo palco di corna ramificato a dare il benvenuto in un universo che, per come è congegnato dall’autore, per i temi che snocciola e per il profumo di resina che emana, tutto fatto com’è da materia vegetale (cosa sono, altrimenti, le pagine di carta di un romanzo?), merita un’immersione profonda.

I Greenwood è una lettura che presuppone impegno, un romanzo di grande respiro e una bellissima idea di struttura narrativa. Innanzitutto l’ambientazione spazio-temporale: siamo nel 2038, un salto avanti nel futuro che farà da trampolino per progressivi tuffi all’indietro, fino all’inizio del Novecento, e siamo in Canada, la patria delle foreste vergini, il polmone verde del mondo. Come suggerisce il nome della famiglia che scopriremo essere protagonista – greenwood, legno verde, alla lettera – questa storia è intimamente intrecciata agli alberi, al respiro vegetale della terra, alla maestosità di creature immobili eppure determinanti per la nostra vita sul pianeta. Ma non è solo il tema ambientale una delle linee guida di questa lettura: gli alberi diventano simboli profondi, di ramificazioni familiari e di casualità, di radici e di salvezza, di battiti ed essenze. Insomma: una lettura che spazia, approfondisce, chiama il lettore a una complicità e a un accompagnamento, perché la storia dei Greenwood è lunga e complessa, e densa di scoperte dalla prima all’ultima pagina.

La foresta della lettura

Ancora prima della prima pagina, uno schema ci fornisce un’utile indicazione per addentrarci nella foresta della lettura: una sezione di tronco è attraversata da una freccia. È il diagramma della storia, che ci porta dalla corteccia, anno 2038, via via all’interno del tronco, anello dopo anello, indietro nel tempo. Il cuore del tronco – della storia – è il 1908, dove tutta questa vicenda di legami di sangue, fughe ed espedienti ha inizio, dove andare indietro a cercare le radici di una famiglia – i Greenwood – molto particolare.

La protagonista del piano temporale attuale di questa storia è Jake, una dendrologa, un’esperta di alberi. Lavora in una sorta di parco a tema ambientale costruito su un’isola, una delle ultime riserve intatte di alberi sul pianeta terra. Il futuro che ci aspetta – è un immaginario futuro molto vicino, è “solo” il 2038 – non è affatto accogliente: il mondo è stato devastato dall’avvizzimento, così viene definita la fine delle foreste, l’invasione di una polvere che soffoca le persone e che porta alla conseguenza sociale estrema di una lacerazione tra benestanti e poveri.

Non è uno scenario così futuristico e distante dal nostro oggi. L’ho trovato molto stimolante: pregio di questo romanzo è costruirsi interamente sul tema vegetale e naturale, conferendo alle foreste e agli alberi un ruolo determinante. Nel catastrofico scenario contemporaneo, degli alberi resta poco: preziose gocce di linfa che racchiudono il senso della vita sul pianeta e probabilmente anche il senso della vita della giovane protagonista e del suo misterioso cognome, Greenwood, che in uno scherzo del destino sembra legarla alle sue origini ignote e al viscerale attaccamento per il legno, gli alberi e la loro esistenza che da sempre ha caratterizzato la sua famiglia.

Anello dopo anello: una struttura a tronco

Una famiglia tutta da conoscere grazie al sapiente stratagemma utilizzato dall’autore. Sull’ideale struttura del tronco, fatta ad anelli, ciascuno dei quali è in grado di raccontare la storia dell’albero, dal piano di lettura contemporaneao/futuro seguiamo Jake in un’ideale ricerca delle proprie origini e della propria storia familiare andando indietro e saltando da un anello all’altro. Conosciamo così il padre, Liam, la sua storia, e poi la nonna Willow, giovane ambientalista, e la sua vicenda, fino a risalire al cuore del romanzo, la parte secondo me più viva. Siamo nella sezione più intima del tronco – e del romanzo -, sentiamo scorrere la linfa, osserviamo la nascita di due vite, un momento storico determinante per tutte le storie e le vite che seguiranno. Conosciamo qui Everett e Harris Greenwood. Da qui in avanti li seguiremo nella direzione della freccia che accompagnava il diagramma iniziale: verso la corteccia, di nuovo, recuperando la storia e portandola alla superficie, riattraversando gli anni.

Al giorno d’oggi si fa un gran parlare di alberi genealogici, di radici, di rami e via discorrendo, come se una famiglia fosse un fatto eterno, una continua crescita verso l’altro, immemore del tempo. La verità è che tutti i rami di tutti gli alberi genealogici, dal più alto al più basso, hanno avuto origine in un certo luogo e in un certo giorno. Perfino gli alberi più maestosi sono stati semi che roteavano inermi trasportati dal vento, e poi umili pianticelle sbucate dal terreno.

Pagina dopo pagina i fili narrativi, intrecciati ad arte, si andranno ricostruendo, le vicende prenderanno forma ed emergerà l’intera storia familiare, lunga un secolo, fatta di amori e odi, di viscerale attaccamento agli alberi e di distruzione radicale, di fughe, cattiveria, vendette e desideri. Dettagli che hanno segnato corsi storici, sentimenti che hanno deviato ramificazioni, fatalità, come un seme che vola, e percorsi che hanno cambiato più e più volte il loro corso, adattandosi al contesto che variava, a difficoltà, imprevisti, piaceri. Proprio come gli alberi.

Tuffati nel cuore della storia, fatta la conoscenza con tutti gli attori sulla scena strato dopo strato, giù a fondo, attraversando il legno e percependo il suo odore intenso di vegetale, scopriremo che quella dei Greenwood è una vera e propria saga, con tanto di misteri, segreti, inseguimenti e pericoli: una storia appassionante che ci aggancia fino al finale. Una storia fantastica, incredibile e venata di casualità, ingiustizie, codardia, amori e vendette, una nervatura colossale del mondo e dei suoi abitanti come potrebbe essere un abete di Douglas che tiene in piedi il cielo su un mondo crudele avvelenato dalla solitudine.

Ecco, anello dopo anello, nello scorrere del romanzo e dei suoi alberi, scopriremo che non sempre le cose vanno come vorremmo, o come vorrebbero i personaggi. Che il bene e il male sono due facce di uno stesso foglio, e che la rincorsa costante del proprio io, dei propri desideri, forse è davvero l’unica spinta che ci consente di non rassegnarci nonostante le nostre radici ancorate al terreno, nonostante il freno rappresentato dal non poterci spostare, dal non poter cambiare rispetto a chi ci ha preceduto e al quale siamo legati dal dna.

Un legame viscerale con gli alberi

I Greenwood non è solo un romanzo ambientalista, una splendida, ampia e maestosa saga familiare che prende forma nelle foreste canadesi, ma anche una grande riflessioni simbolica che racconta di legami familiari, di scelte e maturazioni, di vite portate all’estremo, di legami sciolti e di altri cercati a lungo, di pagine di carta da imparare a leggere e di forme da dare al legno lavorandolo, ascoltandolo in profondità.

Viscerale è il legame dei Greenwood con l’elemento vegetale, ed è la pista, questa, che tiene insieme tutti i personaggi lungo l’arco temporale esteso della storia. Ognuno di loro è inestricabilmente legato al mondo delle foreste, come nato sotto il segno degli abeti, di cui sente l’irrefrenabile richiamo. Un amore che sfocia in passione estrema o in volontà di distruzione, l’altra faccia dell’amore, forse. Un simbolico richiamo alla terra che apre alla lettura di questo romanzo nuovi mondi e significati: la natura, i legami umani, la ricerca di radici autentiche in un mondo miope che distrugge la propria fonte di vita, tagli netti e battiti di cuore, solitudini e respiro silvestre.

Una coralità vegetale insolita e un punto di vista originale, accompagnato da una magistrale struttura narrativa che tiene col fiato sospeso fino all’ultimo, mentre si attraversa un tronco lungo un secolo, affacciati su un futuro distopico che continua a far riflettere e a far risuonare la voce dei Greenwood a lungo, anche una volta finito il romanzo.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!