I luoghi dei libri, si sa, sono una mia grande passione. Questa storia ha a che fare con un luogo di libri particolare: non geografie letterarie, e nemmeno mappe da ricostruire seguendo personaggi. No, questa volta siamo fuori dalla cornice narrativa, siamo nel grande mondo che parla dei libri, e l’oggetto che ha attirato il mio interesse è una sorta di aggregatore di notizie collegate al tema. Si chiama District, è un’invenzione del portale Perfect Book che fin dal 2013 propone un modo peculiare di esplorare i libri, basato sulle emozioni.

Perché District mi ha colpito? Perché offre un servizio che avevo immaginato senza mai trovare in rete, perché presuppone un certo “studio” del settore, e poi perché… Beh, perché come scoprirete c’è anche A contrainte tra le sue fonti! Ho avuto l’occasione di chiacchierare con Andrea Vassallo, che insieme a Margherita Bauducco e Sara Bauducco orchestra Perfect Book e District. Scopriamo insieme cosa mi ha raccontato su questo servizio dedicato ai curiosi di libri!

District prende vita a fine settembre 2020, un anno – e un momento – molto particolari. Di cosa si tratta e con che obiettivo nasce questo progetto?

«District nasce, in analogia con Perfect Book, per una necessità di cui ci siamo accorti durante il primo lockdown, da fine febbraio in avanti. Ci siamo ritrovati dall’oggi al domani a non avere più abitudini come girare in paese o, in città, nelle librerie, e poter parlare di libri o intercettare novità sui libri interagendo col prossimo. Così ci siamo documentati su quel che c’era online e ci siamo trovati a riflettere sulla scomodità incredibile di alcuni strumenti. Stare dietro alle notizie via newsletter è un incubo: non si riescono a leggere, le si mette da parte ma nel frattempo ne arrivano altre e quindi le prime non verranno mai lette. E poi c’era abbastanza caos, che talvolta è sì positivo, ma per noi era negativo: nel cercare le news online abbiamo come alternative primarie quel che seguiamo sui social, che è tutto collegato, e poi una commistione di affari personali con le notizie e varia pubblicità. D’altro canto è scomodo fare il giro di tot siti web».

E così si è fatta strada l’esigenza di uno strumento alternativo…

«Abbiamo cercato se esistesse qualcosa di simile alla nostra idea, ma non c’era nulla di simile e così è nato District, uno spazio in cui si potessero trovare le news che un lettore, un appassionato o un professionista del mestiere avesse voglia di ricevere. Tutto correlato al mondo dei libri, nulla di più. Volevamo poter portare molte notizie, ma al contempo non compiere l’errore della sovrappopolazione, da qui la proposta di una spazio personalizzabile che esce anche dai confini nostrani che ogni tanto, più facilmente di altri ostacoli, ci limitano».

Possiamo quindi definire District come un aggregatore di notizie sul mondo dei libri, in italiano e non solo?

«Esattamente: a oggi abbiamo più di cento fonti di cui una quarantina sono italiane, altre europee o extra, di paesi in cui a volte è più difficile trovare informazioni interessanti. Abbiamo agito in modo strutturale: dove conoscevamo, come in Italia, abbiamo avuto autonomia nel rintracciare le fonti e verificare che pubblicassero con una certa frequenza e qualità, e quindi le abbiamo portate a bordo del progetto; per altri paesi meno conosciuti in termini letterari abbiamo agito attraverso nostri contatti in quei paesi e ci siamo fatti consigliare fonti conosciute o usate da loro o da conoscenti al secondo grado».

Quindi si tratta di fonti concretamente diffuse tra i lettori, che rispecchiano ricerche e interessi concreti?

«In ogni paese di solito si trovano le testate giornalistiche che tendenzialmente hanno tutte una rubrica sui libri, però al di sotto di questi siti che ne sono molti altri, come blog specializzato o progetti storici».

Fonti variegate, quindi, tra cui vi ringrazio per aver inserito A contrainte! Le conoscevate già o avete condotto qualche indagine per andarle a intercettare?

«Alcune erano già tra i siti che seguivamo, ma per District abbiamo agito con la volontà di costruire un nucleo italiano forte e abbiamo quindi fatto ricerche mobilitando il team di lettori di Perfect Book che ci hanno aiutato con alcuni blog che loro, in quanto lettori comun, seguono. Le fonti sono sempre sorgenti attive che nell’ultimo periodo avevano pubblicato con regolarità».

Al di là dell’approccio e della ricerca culturale, District è anche un lavoro tecnico: quanto tempo vi ha richiesto la sua elaborazione e costruzione?

«Ci sono voluti circa sei mesi: l’idea è nata a marzo e tra gli aspetti tecnici di costruzione dell’aggregatore aggiornabile in real time e l’attività di ricerca sorgenti, siamo arrivati a settembre. Teniamo conto, però, che sia Perfect Book che District, che ne fa parte, sono per noi non un lavoro ma una passione».

Hai nominato Perfect Book, e allora facciamo un passo indietro. Si tratta di un motore di ricerca per libri emozionale: l’utente naviga cercando spunti e suggestioni di lettura che si basano sulle emozioni. Mi spieghi meglio?

«Perfect Book nasce nel dicembre 2013 e da allora è cambiato un bel po’: eravamo più giovani, disorientati, ma ora siamo cresciuto e il progetto si è arricchito. Una delle cose che avevamo chiara fin dalla nascita era il voler dare un aspetto diverso alla ricerca del libro: oggi le ricerche sono molto “povere”, fanno riferimento al genere, all’anagrafica del libro con il nome dell’autore, il titolo ecc. Raramente si va oltre nelle ricerche online, anche perché si pubblicano ottantamila libri l’anno e per motivi quantitativi non si riuscirebbe a fare diversamente. Noi abbiamo cercato di ribaltare l’imbuto spingendo sull’aspetto qualitativo: facciamo un’analisi diversa che porta alla lettura del libro. Senza leggerlo, le caratteristiche non uscirebbero! Siamo chiaramente in antitesi rispetto all’approccio quantitativo: non potremmo mai leggere tutto».

Andrea Vassallo e Margherita Bauducco, creatori di Perfect Book e District

Insomma, si tratta di uno scavo verticale, più profondo: la vostra caratteristica specifica e un po’ il vostro antidoto alla logica di mercato grazie alle emozioni, che sono poi quel che i libri ci offrono…

«Senza arrivare a dichiarare un valore terapeutico dell’attività di lettura, possiamo dire che l’attività stessa di leggere e concentrarsi sulla storia, su quel che accade e sui personaggi che abbiamo davanti è un’attività lenta, che ci impone per fortuna di riflettere e rielaborare quel che abbiamo letto. Questo ci fa bene e ci aiuta nella vita di tutti i giorni. Siamo coscienti però che non è un messaggio semplice né mainstream, ma cerchiamo di andare oltre queste logiche, è la nostra forma di differenziazione».

Ed è molto coerente con quel che fate. Quali sono le reazioni del pubblico?

«Con Perfect Book abbiamo avuto reazioni molto simpatiche da subito, che ci hanno fatto pensare che la cosa potesse andare avanti e ci hanno permesso di crescere tanto grazie anche alle uscite mediatiche. Sui social e via messaggio privato, qualche lettore ci scriveva dicendo che aveva provato la ricerca e che erano comparsi libri che aveva sul comodino o aveva appena letto, e tutto questo è stato per noi bellissimo visto che eravamo all’inizio e avevamo bisogno di conferme!»

Ed è la testimonianza che il motore di ricerca emozionale funziona! Con District invece quali reazioni state riscontrando?

«District ci ha aiutato a raccogliere segmenti di lettori in maniera più verticale, chi per esempio è interessato alle notizie: non tutti i lettori lo sono. Abbiamo notato che chi entra seleziona un buon numero di fonte, almeno una decina, e l’altra curiosità statistica è che chi entra non si accontenta delle fonti italiane ma ne seleziona anche di straniere».

Viviamo un contesto e una situazione di emergenza sanitaria dove gli stati d’animo giocano un ruolo preponderante: c’è una novità di Perfect book che mi sembra molto vicina al momento che viviamo, ed è proprio la ricerca istantanea per stati d’animo. Di cosa si tratta?

«È il terzo tipo di ricerca che offriamo: la prima si basa sulla descrizione di un profilo di interesse, poi ci sono le affinità che lavorano sulle emozioni permettendo di dare alla ricerca un senso di continuità, ovvero il lettore cerca e può ottenere libri affini a quello selezionato, sulla base di parametri tra cui interessi e stato d’animo. La terza ricerca è legata alla freneticità del momento ed è un’attività secca, istantanea, senza caratteristiche, riflessioni e con numero ridotto di click. Si sceglie un’emozione e si ottiene un libro che lavora su quell’emozione, se è positiva rafforzandola, se è negativa ribaltandola».

Cosa si intravede all’orizzonte per Perfect Book e District?

«Sicuramente continueremo a lavorare sulle fonti: ne abbiamo raccolte un centinaio in occasione del lancio del progetto, ma non ci fermiamo e stiamo monitorando nuove sorgenti e controllando che quelle inserite operino al meglio per garantire un servizio funzionante e utilizzabile. Ci potranno poi essere aggiunte di funzionalità per la ricerca alle quali stiamo lavorando: Perfect Book, fin dalla nascita, è un continuo cantiere!»

Ti faccio un’ultima domanda per soddisfare una mia curiosità tutta legata alle parole: District è un nome molto indicativo per il vostro progetto, ricorda una dimensione molto umana e sociale che richiama al passaparola sui libri che di solito avviene in libreria o nei luoghi delle chiacchiere.

«All’inizio il progetto non aveva nome, volevamo però fosse uno spazio in cui fare cose, e cercando un nome abbiamo capito che la nostra idea assomigliava alla piazzetta di paese o ai ritrovi in città che ognuno di noi ha. Un mini distretto dei libri, lo abbiamo chiamato District per dargli un aspetto più metropolitano e internazionale, ma è un luogo aperto, volendo anche frenetico! Siamo migliorati molto nel tempo e ci siamo svecchiati, ora ci sembra di aver corretto il tiro sia per quanto riguarda l’aspetto grafico sia per le funzionalità. Ma il work in progress continua…»

Curiosi di scoprire Perfect Book con le sue ricerche uniche e di iscrivervi a District? Bastano davvero pochi click, la registrazione è gratuita e veloce, che aspettate?

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!