Era autunno; qualche albero era d’oro

Siamo nella Torino mai nominata della Nuvola di smog di Italo Calvino, ho ascoltato questa frase – questa immagine – poche ore fa e ancora mi risuona tra gli occhi e la mente. Succede così perché mi ricordo la scena del romanzo, il protagonista arriva in quello che possiamo immaginare come il quartiere bene, ricco di verde, di Crocetta, in una giornata di autunno (vabbè, sì, lo confesso: me la ricordo perché l’ho utilizzata per Torino di carta). Ma succede anche perché ho ancora stampato nello sguardo il giallo-oro degli alberi di giganti di piazza Cavour, a Torino, che ho fotografato qualche giorno fa. Calvino, chi frequenta queste lande telematiche lo sa, è una mia grande fissazione, ma è pur vero che la maestosità e il colore degli alberi d’autunno in certe piazze, viali e parchi di Torino lascia sempre stupefatti, con gli occhi pieni di potenza e bellezza.

Merito degli alberi, i protagonisti della ricorrenza che il 21 novembre l’Italia ha istituto come giornata nazionale grazie a una legge in vigore dal febbraio 2013. Da allora il 21 novembre è la Giornata Nazionale degli Alberi, una giornata dedicata alla valorizzazione del patrimonio arboreo del nostro paese (e del nostro pianeta!) che ha lo scopo di ricordare ed evidenziare ancora e ancora il ruolo fondamentale di boschi e foreste per tutti noi. Quale occasione migliore, allora, per scoprire qualche bella lettura a tema e per rispolverare il già citato Calvino? Let’s go!

Non tutti gli alberi

Il primo romanzo ispirato al tema alberi di cui consiglio la lettura contiene la parola chiave nel titolo “Non tutti gli alberi”. L’autore è un mio coetaneo e conterraneo, Gianmarco Parodi, che ha esordito per Piemme lo scorso aprile 2022 e che ho avuto modo di intervistare sul suo libro ma anche di presentare, proprio in occasione di una festa legata alla natura e alla sua interazione con l’uomo, Olioliva Imperia, dedicata al mondo degli ulivi, e quindi radicata nella nostra Liguria di ponente. È qui che è ambientata questa storia che mescola odore di linfa, fuoco, lacrime salate e sapore ferroso di un treno. La protagonista è una bambina di dieci anni, Alice, legatissima al papà che nella prima scena le regala un vecchio zaino da esploratrice. Una metafora che impregna tutta questa storia, perché quando a un certo punto il papà scomparirà, Alice inizierà l’avventura più grande e impegnativa della sua vita.

Gli alberi in questo romanzo appaiono come elementi del paesaggio, per nulla è proprio un albero uno degli elementi chiave dell’orto-giardino dove Alice vivrà delle scene chiave della storia. Ma gli alberi impregnano anche la vita del papà, che a un certo punto salterà oltre il confine, in Francia, per andare proprio a tagliare tronchi nelle foreste di quella che non viene mai nominata come tale ma capiamo essere la Val Roja. Gli alberi sono pilastri, baluardi e appigli per Alice, ma bruciano anche. Sono immaginazione, germoglio e foresta da esplorare per diventare grandi, diventano labirinto e rifugio, vengono tagliati ma ridanno ossigeno, sono radici salde a terra e rami gettati nel cielo.  

Gli alberi possono essere persino amici, perché la spalla che accompagnerà Alice lungo la sua avventura di crescita e formazione in Non tutti gli alberi è Pino, un ragazzino che del tutto casualmente (parola dell’autore!) porta il nome di un albero. Un romanzo incantato quando drammatico, una storia che trova il punto di equilibrio tipico di ogni storia bella e ben raccontata nella giusta dose di dolcezza, dolore e meraviglia. Quella dell’infanzia, che le pagine di Gianmarco Parodi trattano con grande abilità. Da leggere, rileggere, consigliare.

Il barone rampante

Tra le domande che avevo fatto a Gianmarco, e che avevano a che fare con l’ambientazione del suo romanzo in un paesaggio che è anche mio, c’era quella relativa a una certa familiarità con gli alberi – siano reali, quelli liguri, o i metaforici boschi narrativi –  frequentati da un tale Cosimo Piovasco di Rondò, ovvero Il barone rampante. In una terra calviniana (sono fresca di convegno sanremese dedicato a Calvino) io e Gianmarco non potevamo non rintracciare una fissa comune in uno dei romanzi più straordinari del Novecento italiano.

“Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l’ultima volta in mezzo a noi”, questo l’incipit del romanzo nelle parole di Biagio, fratello di Cosimo e narratore. Rifiutando di mangiare un piatto di lumache ed esplodendo in una lite con i genitori, il giovane baronetto decide quel giorno per ripicca di salire sugli alberi. Il problema è che non scenderà mai più, per tutta la vita. Inizia così la straordinaria e immaginifica avventura che ci permette di vivere l’appassionante vita di un ragazzo, poi adulto e vecchio da un punto di vista inusuale e straordinario, quello elevato, così tipico della poetica calviniana e favorito qui non da scale, non da terrazze, bensì da una foresta di rami che per tutta la vita sarà l’unico pavimento di un personaggio unico.

Dal 1957 a oggi Cosimo non ha mai smesso, per generazioni di lettori, di rappresentare la determinazione sognante, la coerenza, la fantasia, la caparbietà stravagante, e a ogni rilettura ci racconta nuove vie e strade per imparare a conoscerlo e per animare l’immaginazione laddove, sul nostro pavimento terrestre, era rimasta schiacciata e passiva. I congegni per cavarsela, l’amore, le opere ingegneristiche e persino le battaglie: tutto si svolge tra le fronte di Ombrosa, immaginifico paese che la critica ha svelato da tempo essere la Sanremo di una volta, immersa nel suo paesaggio fatto di ulivi che progressivamente lasciano il mare per trasformarsi in boschi di castagno.

Poi è arrivata la speculazione, e quell’Ombrosa vista e raccontata da Calvino è stata mangiata dal cemento. Se il Barone racconta di storia, punti di vista, originalità e rapporto con il mondo, è innegabile che porti con sé, più che contemporaneo, anche il suo respiro ecologista. E che Calvino, complice la familiarità con il mondo vegetale di casa, avesse un’attenzione per l’ambiente è un fatto innegabile. Un libro da rileggere ancora e ancora, una miniera di scoperte, sempreverde, come diremmo di un albero, oppure di un classico intramontabile.

I Greenwood

A proposito di ambiente, ci spostiamo ora in Canada con un romanzo di grande respiro che con la stessa maestosità della sua narrazione – parliamo di una ricchissima saga familiare – ci porta tra le foreste giganti e (quasi) incontaminate del Canada. Di I Greenwood, di Michael Christie,  parlavo in questo articolo. È un romanzo che mi ha colpito per diversi motivi, tutti intrecciati come la chioma di un albero, un labirinto che sa farsi armonico, intrigante, perfettamente equilibrato.

Si tratta di una saga familiare, come dicevo, e ci racconta delle diverse generazioni dei Greenwood, partendo da un immaginario futuro distopico e andando via via progressivamente indietro, fino alla nascita di questo cognome, per poi invertire rotta narrativa, riattraversare gli strati dell’ideale corteccia (così è disegnato il grafico che a inizio volume accompagna il lettore dandogli la direzione della lettura) e tornare gradualmente al futuro distopico di partenza. Una costruzione narrativa impeccabile che tiene insieme oltre un secolo e, proprio come un sottobosco di radici, collega dettagli e richiami per non far mai perdere la strada al lettore che, anzi, si sorprenderà a ogni nodo.

L’altro aspetto che reputo centrale di questo poderoso romanzo uscito nel 2021 per Marsilio è l’essere una distopia che attribuisce un ruolo centrale al mondo arboreo e vegetale. Nelle prime e nelle ultime pagine conosciamo un mondo futuribile sconvolto dal cambiamento climatico dove la tensione sociale è alle stelle e le foreste vergini, polmoni del pianeta ormai minacciate fin quasi a scomparire, sono allo stremo della resistenza, attaccate dall’uomo, dalla sua voracità miope, e da patogeni. Distopia, sì, ma che si innesta su presupposti molto realistici.

Mi ha colpita molto constatare quanto il futuro in cui parte questo romanzo sia una proiezione realistica di ciò che potrebbe attenderci se, proprio come accade tra queste pagine, non iniziamo da subito a spenderci per la protezione del polmone verde che ci dà da respirare, comprendendo il complesso legame di relazioni uomo-alberi-ecosistema, e imparando a rispettarne e proteggerne la complessità. È del resto una complessità meravigliosa, esito di forze, sistemi e prodigi che solo l’infinita bellezza di Madre Natura poteva regalarci. Ecco perché chiudo con questa lettura l’articolo dedicato alla Giornata Nazionale degli Alberi: i Greenwood è una saga perfetta per cercare di rientrare in sintonia con i pilastri che reggono il cielo sulle nostre teste, i nostri amici e alleati alberi.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!