«Abbiamo delle vite dense, Ale» mi ha scritto un amico mentre ottobre scorreva con la sua girandola di impegni, appuntamenti, cose da fare, vedere, scrivere, postare. Con la sua immensa valigia piena di visi, parole, chiacchiere, treni – quanti treni, a ottobre – aspettative, foto e sorrisi. Insomma, con la sua carica intensa più che mai di vita.

Dopo un settembre a toni molto cupi, ottobre non è stato più semplice di certo, e però infinitamente più attivo, arioso, anche frenetico e stressante. Ma vivo, pulsante, anche un po’ mirabolante. Un mese densissimo, dentro cui infilare, con sapienti incastri equilibristi nell’agenda lavorativa, trasferte per presentazioni di Torino di carta, viaggi giornalistici, gite e chilometri per ritirare premi. E in mezzo a tutto questo, il telefono costantemente intasato di messaggi, mail, novità brulicanti, scherzi e foto, filmati e note vocali dei tantissimi amici che hanno composto il corposo e bellissimo mosaico del mio ottobre 2019, che a rivederlo ora è una galleria meravigliosa di climi, sensazioni, corse, tabelloni orari e ancora e ancora, di corsa e una valigia in mano, uno zaino, qualche libro, parole su parole che rotolano verso una metropolitana e una corsa sui binari. Ma è bello così. Stancante, lo confesso, eppure infinitamente ricco e vario, proprio come piace a me, proprio come ciò di cui avevo bisogno dopo la curva bassissima di settembre.

Neanche a farlo apposta, il mio rullino di foto di ottobre si apre con un dizionario gigante, quello posizionato da Zingarelli a Torino, dentro cui perdersi una sera, andando al corso di scrittura insieme agli amici, dentro cui rifugiarsi per trovare le parole con cui descrivere la valanga di impegni, sorprese e novità che da lì a fine mese ci avrebbe sospinto da un inizio di autunno mite, con insolito scirocco, a una fine mese condito di pioggia e con il primo calo di temperature novembrine.

Ottobre è stato un mese di chilometri e chilometri, quelli percorsi insieme a Torino di carta lungo il triangolo industriale. Milano e Genova, le mete ufficiali insieme al Palindromo. In entrambi i casi, gli incontri sono stati nuove e proficue scuse con cui confrontare Torino con le sue “sorelle” di carta, Milano dapprima, e Genova. L’accoglienza della libreria Il tempo ritrovato di Milano è stata calorosissima, il pubblico interessato e la giornata costellata di posti famosi di una città che non conosco, ogni volta popolati da visi amici, di caffè e bar, una vera catena di incontri per attraversare un pomeriggio e ritrovarsi a correre verso un treno in partenza (e poi in ritardo, ma questa è un’altra storia), con un sacco di mail arretrare e una sorpresa pazzesca da coltivare.

E poi Genova, Bookpride, due settimane dopo, con la minaccia dell’allerta e di altri ritardi ferroviari, una zainata di cose da portarsi dietro e altrettante acquistate zigzagando nel cortile di Palazzo Ducale. Genova di carta, che uscirà prossimamente, mi ha portato fortuna, con una sala gremita di un’ottantina di persone e bellissime chiacchiere costellate di risate sincere. E tra una pasta al pesto doc e una battuta sull’accoglienza ligure, il valzer degli incontri letterari ha inanellato una serie di incontri con quelli che ormai sono amici conosciuti di fiera in fiera. A proposito di amici, non avrei potuto chiederne di migliori, come sempre al mio fianco trasferta dopo trasferta, e di questo sono davvero molto grata e felice.

Ma non solo di Torino di carta sono fatte le trasferte, che a ottobre hanno accolto una piacevole parentesi ad Alba per assistere alla premiazione di Murakami al Premio Lattes Grinzane. Un’occasione davvero prestigiosa che mi ha condotta lungo le strade di Fenoglio e Gallizio, dei quali ho visitato una bellissima mostra-allestimento in centro, capitata per caso ed entusiasta di poter approfittare del suggerimento dei passi andati per conto loro nel centro della cittadina piemontese. E poi che dire dell’evento al teatro sociale? Sorprendente, quasi rarefatto, inaspettato e nuovo: insomma, io che non ho mai letto Murakami mi sono incuriosita, ed è questo il bagaglio che ho portato insieme a me in una delle tante mattine che ancora era buio e già mi trascinavo verso una stazione, giornali alla mano e l’agenda degli impegni davanti, tanto, tantissimo sonno e altrettanto caffè in circolo per stare in piedi.

Nella doppietta provinciale che mi ha condotto ad Alba, la seconda faccia del viaggio si chiama Laigueglia, e ha i toni autunnali di un sabato pomeriggio di nuvole, grigiori e acciughe. Nemmeno il tempo di assaporare l’oriente remoto di Murakami e già ero ancora una volta sulla via del sale raccontata da Nico Orengo verso Il salto dell’acciuga, manifestazione che porta a Laigueglia prodotti tipici e, da quest’anno, un premio letterario per il quale sono arrivata in finale con un racconto. E così tra pesci, vasetti fioriti, reti da pesca e barche, ecco il mio nome nella rosa dei premiati con Il salto dell’acciuga rieditato da Einaudi, insieme a un gruppo di belle amiche del mondo dei libri, alla moglie dello stesso Orengo e a un segnalibro alato nel quale lasciare un piccolo segno.

Ottobre è stato così, un po’ autunno e colori freddi, un po’ mare e ricordo salato d’estate. Diverse le incursioni sulla spiaggia, leggendo e lavorando, dai primi del mese fino al 27, una giornata insolitamente estiva di sole e acqua cristallo, in cui rifugiarsi in un sorprendente sogno fuori stagione, crogiolandosi di bellezza e omaggi che sanno di focaccia ancora calda. I tramonti, però, quelli annunciavano da un po’ l’autunno, anche se l’estate ha stentato ad allontanarsi dalle corde e dai guardaroba. E così dopo una cena esotica ecco i refoli di freddo insediarsi tra le gambe ancora scoperte e un cappuccio insolito. Il lungo e progressivo congedo da una stagione leggera, che nonostante le forche caudine climatiche, psicologiche e lavorative di settembre non aveva voglia di voltare le spalle alla luce e alle giornate lunghe e lievi.

Ma ottobre ha avuto un incedere cavalcante, non c’era troppo tempo di seguire il vestiario e regolare giacche, sciarpe, costumi e magliette, tutti mescolati in un armadio caotico senza più paletti e stagionalità. Bisognava correre per treni, appuntamenti, cose da fare. Cogliere per esempio al volo racconti della guerra, e riascoltarli per inaspettata fortuna dalle vive parole di Bruno Segre e dei suoi 101 anni, una dedica personalizzata su un libro, con calligrafia sicura e sorrisi e strette di mano che allargano il cuore e riempiono di voglia di andare avanti, a testa alta e pensieri liberi.

Ottobre è mese di impegni, un nuovo corso per imparare cose, camminate chilometriche dentro una città che cambia e si veste d’autunno srotolando tappeti di gialli, arancioni e colori dell’autunno che spoglia gli alberi e dovrebbe far crogiolare nel caldo di una giacca pesante, ma ottobre è anomalo, segno emblematico di un clima ormai cambiato. E se il 27 del mese la spiaggia è piena in modo anomalo, a ottobre la campagna regala zucche arancioni e melograni rossi mentre l’ombra si allunga e il profumo di olive si diffonde nell’aria. La campagna di ottobre è anche un’asinella golosa, il pane alla lavanda e un’occasione di piacevole amicizia e condivisone di cose semplici e genuine, che scalda l’anima e riallaccia ai valori importanti.

Tante le soddisfazioni in questo mese, e meno male. Partiamo da qualche uscita di cose scritte da me, per esempio retaggi del dottorato, come la recensione a Storia di Montalbano e il saggio omaggio sul volume dedicato a Ugo Volli. Ma è lungo ottobre che sono uscite anche le tre puntate speciali dell’intervista che insieme a Radical Ging ho fatto la scorsa estate a Carlotta Fruttero, la figlia di Carlo Fruttero. Un’occasione davvero unica, un regalo speciale e tante curiosità solleticate nella scoperta di grandi personalità del mondo letterario, che non possono che arricchire me e chi le leggerà: qui trovate la prima, qui la seconda e qui la terza puntata.

Soddisfazioni e soddisfazioni, perché oltre alla finale al concorso Ti racconto in dieci minuti di Laigueglia, ottobre ha portato anche un premio da parte di Pagina 37 per una mia foto a tema libro, premio ritirato gentilmente da un amico perché, nell’affollata agenda di ottobre, è anche capitato che avessi altri impegni sovrapposti.

Mese di radio, questo ottobre, con le mie puntate di Atlante di carta andate avanti, con un’intervista su Torino di carta per Radio Proposta in Blu e la mitica Paola Zoppi, e con una speciale ospitata a Sveglia Pelandroni, programma mattutino di Radio Ohm per il quale ho chiacchierato quattro mattine di argomenti circa casuali, divertendomi un sacco anche e soprattutto nonostante la sveglia all’alba e l’attesa ansiogena della telefonata dalla regia. Trovate le puntate qui:
28 ottobre: giornalismo, un mondo che cambia https://tinyurl.com/y5paz8zy
29 ottobre: Torino di carta va in radio! https://tinyurl.com/y5n9bnmo
30 ottobre: la radio, i libri e i viaggi, voilà! https://tinyurl.com/y6hzxgq2
31 ottobre: seo e scrittura digitale, più pillola musicale! https://tinyurl.com/y5nwbbzh

E la curiosità? Stimolata al massimo in un mese in cui sono piovuti un sacco di libri a casa, e in cui il lavoro mi ha portata a ben due mostre dedicate a Primo Levi, una già vista tempo fa, l’altra speciale e fascinosa, dedicata ai fili di rame intrecciati in Figure da Primo Levi in persona. E poi Man Ray, un salto nella fotografia surrealista e una ventata di bellezza. Ho cercato di alimentarla, e a ottobre è andata bene, perché il teatro mi ha regalato una serata esilarante con Rumori fuori scena, e un’esperienza molto particolare e suggestiva con Underground, uno spettacolo realizzato in metropolitana, con un gruppo di spettatori, me inclusa, a seguire via radio l’attrice che raccontava aneddoti, moderna Zazie nel metro, la quale ci ha lasciati in una stazione dopo mille giri, salite e discese, ed è sparita via, sul treno che ripartiva.

E poi la tv, perché ottobre è stato il mese di quattro folgoranti puntate di Rocco Schiavone, quelle tratte dagli ultimi due libri che mi hanno coinvolta tantissimo, le emozioni dei quali ho ritrovato, seppure in forma ridotta, anche nel personaggio televisivo. Non si faccia eccezione per la musica, perché questo ottobre mi ha regalato la straordinaria emozione di una presentazione di Torino di carta in jazz, grazie alla gentilezza e al talento di Dario ed Emanuele dei Night Dreamers. Quella al Bardotto è stata una presentazione davvero speciale, con l’accompagnamento unico di Paola Cereda e la sorpresa di Enrico Pandiani nel pubblico. Molte, molte e sincere emozioni, nella girandola fantastica che ha radunato in un manciata di giorni sveglie all’alba, chilometri di Aurelia, e anche l’uscita del libro di Agatha Christie dentro il quale è contenuto il primo racconto tradotto dal mio amico Marco, e poi una serata di straordinaria musica al Premio Tenco, e il ritorno a Sanremo pochissimo dopo, per il concerto davvero fuori dall’ordinario di Herbie Hancock, una leggenda.

Che ottobre, vero? Il tutto, nel finale affaccendato che conduceva verso ottobre, l’arte contemporanea che impazzava, come sempre, in tutta Torino, le luci d’artista pronte ad annunciare il buio luminoso dell’ora legale di fine mese, la pioggia, immancabile compagna d’autunno inoltrato, e un’amica cara che torna, tra tè profumati, piccole vite che crescono, torte da assaggiare e una galassia piena di stelle luminose da inseguire con ritrovata fiducia.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!