Ritorna la reading challenge di EinaudiTo, e prosegue così anche a maggio la carrellata tra personaggi, ricordi e letture del mondo Einaudi. Questo mese tocca a Ernesto Ferrero, storico ufficio stampa della casa editrice, che proprio della sua esperienza, da giovane e inesperto fino a diventare poi un ingranaggio del mondo Einaudi racconta in I migliori anni della nostra vita, uscito per Feltrinelli nel 2005.

Sono incappata, letteralmente, in questo libro cercando ispirazioni per studiare e approfondire la storia della casa editrice dello struzzo e dei suoi protagonisti in vista del lavoro per Torino di carta. Ebbene sì, anche questa volta, come già è capitato di raccontare per altri grandi nomi tra cui Pavese. Del resto, gran parte della storia cultura di Torino si è svolta lì, in via Biancamano, ed è lì che ci riporta Ernesto Ferrero con il suo I migliori anni della nostra vita. Un titolo da “sorcini” (perdonate il paragone con la canzone di Renato Zero, ma l’intento è un po’ quello nostalgico che questo libro condivide con il cantautore romano), ma in realtà un viaggio appassionante insieme a tanti personaggi di cui chi ama la lettura come me ha colto frammenti di vita tra le pagine.

Il mio ricordo legato a Ernesto Ferrero ha a che fare con il Salone del libro, che lui ha diretto per anni, non mancando alla presentazione di nessun incontro, dove lo attendevo comparire per sorridere alla vista di quella rosellina di carta che portava all’occhiello. Gliel’ho notata ancora un paio di anni fa, nel 2018, quando presa dalla curiosità l’ho fermato fuori dalla sala azzurra, al Lingotto, e non ricordo più come, ci siamo messi a parlare di Calvino. Che emozione. Naturalmente non avevo con me il registratore, e sarei in ogni caso stata troppo intimidita per chiedergli un’intervista. Sì, accade così anche a chi fa questo mestiere per guadagnare la pagnotta.

Proprio a Calvino Ferrero in qualche modo “scalzò” il mestiere, entrando nel 1963 all’Einaudi come ufficio stampa per poi diventare direttore letterario e infinte direttore editoriale dal 1984 al 1989. Di Calvino, come di tanti altri nomi tra cui Bobbio, Ginzburg, Vittorini, Sciascia, Lalla Romano, Elsa Morante e Primo Levi (di cui poi diventerà una sorta di biografo) Ferrero racconta con lo stupore di noi lettori, perché era innanzitutto lui, un lettore. E di Italo svela le tantissime lettere di rifiuto, sempre cortesi però, a chi non avrebbe mai avuto l’onore di entrare nel catalogo Einaudi. Una pillola, tra le tantissime, di una storia che intreccia le storie dei libri e quelle dei redattori e degli intellettuali cuore pulsante di una casa editrice capace di fare non libri, ma cultura, di trasmettere idee, modi di pensare e di vedere.

Chi, meglio di una persona che per anni ha lavorato in via Biancamano, potrebbe descrivere meglio una stagione dorata per tutta la cultura e l’editoria italiana? Nelle parole di Ferrero, Giulio Einaudi «Comunicava con strumenti non verbali: i silenzi, anzitutto, gli sguardi, i movimenti delle mani, il modo di trafficare intorno alla pipa». Par di vederlo, come il portiere, le scale, quelle sale, tra cui quella delle famose riunioni del mercoledì al tavolo ovale, e anche le riunioni extra sede, in Valle d’Aosta. Una stagione d’oro, arrivata al suo apice nel 1978, prima che, tra Roma Milano e Torino, l’avventura einaudiana perdesse tono, polverizzandosi in tanti rivoli e lasciando il posto per la nostalgia con cui Ferrero ripercorre l’epica stagione della sua “iniziazione” al mondo editoriale.

Un posto speciale, quello di Ferrero, giovane ufficio stampa di cui oggi seguiamo le vicende, e con lui conosciamo le persone, i loro vizi e legami tra memorie in bianco e nero ma anche tantissima passione, quell’entusiasmo vivo che non avrebbe potuto altrimenti dare vita a tanti anni di lavoro, e a questo libro di ricordi vivissimi. C’è un mondo intero, ed è bello osservarlo non solo negli uffici e negli impieghi ma tra le pagine private di ciascun personaggio, tra autori, redattori, grafici (e chi si scorda di Bruno Munari?), e figure come Philip Roth oppure Tiziano Terzani.

Se questo libro vi ha incuriosito, lo consiglio per la sua freschezza, agilità e insieme profondità: sarà una giostra che illuminerà un palcoscenico affollato, quello dei libri e delle parole tra cui ancora, oggi, amiamo perderci e farci guidare e accompagnare. E se vi va di approfondire l’esperienza di Ernesto Ferrero, qui c’è una bella intervista sul libro e sulla sua esperienza in Einaudi.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!