Anno nuovo, nuove sfide su A contrainte: poteva forse mancare una sorta di maratona di letture a tema? Chiaramente no, ed ecco quindi perché ho aderito con entusiasmo e divertimento alla challenge promossa dalla Agatha Christie Limited, la società creata dall’autrice che gestisce la proprietà intellettuale e i diritti sulle sue opere. A parlarmene sono stati i blogger di Radical Ging, ed è anche per “colpa” loro se adesso sono qui a scrivere questo post.

Da Radical Ging mi è stata infatti recapitata una cartolina della Agatha Christie reading challenge 2019. E quindi? Vieni al punto, dai. Insomma: si tratta di un gioco, una sorta di sfida. Rileggere (o leggere) qualcosa di Agatha Christie ogni mese, e parlarne online. La sfida si articolerà su un anno, il 2019, e prevede 12 letture, una per mese. Nulla di casuale: ogni mese un suggerimento, una – ci piace dire così, su questo spazio – contrainte, ovvero un vincolo. Il primo, con cui inauguro la sfida, l’anno e la maratona di riletture di Agatha Christie, è che la mia lettura dovrà essere un libro, racconto, testo teatrale o quant’altro che abbia come protagonista Poirot.

Presente, no? Hercule Poirot, il detective belga con la testa a uovo sempre un po’ inclinata, i baffoni curati e un set di cellule grigie da far invidia a chiunque. Ebbene, se proprio dovevo scegliere una storia con Poirot, non potevo non pensare al suo ingresso in scena ufficiale, quello che avviene nel primo romanzo non solo dove compaia, ma che sia stato scritto dalla stessa Regina del giallo: Poirot a Styles Court.

Un esordio, quindi, datato 1920 (anche se l’autrice lo aveva già concluso nel 1915 e impiegò qualche tempo, come è naturale, per trovare un editore) con cui dare vita a una carriera lunghissima e piena di successi. Poirot infatti, ricalcato sulla silhouette ammiccante di un più anziano Sherlock Holmes ben presente nelle idee dell’autrice, è il detective geniale e dai modi garbati che, con le sue paroline in francese e la sua logica schiacciante, risolverà tantissimi casi, fino all’ultimo atto.

Ma veniamo dunque a questo esordio, che introduce già tutto quel che si ritroverà nei libri “gialli” (la sapete la storia del perché in Italia diciamo giallo, giusto? È per via della scelta grafica di Mondadori, che di fatto creò un’etichetta per un genere altrimenti detto semplicemente poliziesco) della Christie. Campagna inglese, prima guerra mondiale, borghesia agiata. La guerra, naturalmente, è un remoto sfondo, anche se sappiamo che Hastings è convalescente dopo esser stato ferito al fronte e, in Poirot a Styles Court, abbiamo anche a che fare con una spia. L’agiatezza è palese: una grande villa, servitù, giardinieri, rituale del tè e cortesia nei modi di un classico insieme di persone tra le quali spunteranno – ovviamente – un morto e il suo assassino.

Poirot, veniamo a sapere, è un poliziotto belga in pensione che si è distinto per acume e brillantezza. Lo accennavo prima: il modello è quello di Sherlock, dal quale la Christie attinge senza troppo nasconderlo: osservazione del dettaglio, logica schiacciante, collegamenti di pura razionalità, con una piccola goccia di psicologia applicata che il baffuto belga non manca di inserire nella ricetta. Come in Sherlock, abbiamo un narratore d’elezione nonché spalla del protagonista: il capitano Hastings, alter ego di Watson. È lui infatti che si prende la briga di scrivere i fatti dopo che si sono svolte indagini e inchieste, ha il pallino delle indagini ma, ahilui, non brilla per acume come Poirot, e dunque si trova a svolgere spesso il ruolo di assistente che non capisce cosa stia accadendo o a che dettagli stia puntando il detective.

Immancabile, poi, un appoggio nella polizia che, brancolante nel buio o su piste errate, chiede l’aiuto di Poirot il quale, con discrezione, instrada gli agenti. In Poirot a Styles Court abbiamo già il poliziotto che tornerà in tante altre storie, l’ispettore Japp di Scotland Yard.

Come in ogni storia di detective “all’inglese”, fuori da ogni psicologismo con cui invece sono impastati i gialli italiani contemporanei, primo tra tutti Montalbano, ma anche Schiavone e così altri ancora, la struttura è quella che io definirei “da Settimana Enigmistica”. Un gioco logico, per risolvere il quale sono proposti indizi, e collegando i quali, secondo un fil rouge razionale, non si potrà che arrivare alla soluzione. Naturalmente solo a Poirot è dato vedere e collegare tutto. Noi lettori, come il povero Hastings, siamo presi per il naso e mentre leggiamo e ci passano sotto gli occhi dettagli, non ne cogliamo la centralità per la soluzione del mistero. Solo quando, nella soluzione finale (a pagina 46? 🙂 ) Poirot ricostruirà i fatti, ci daremo la classica manata in fronte, della serie “ma pensa, era lì, lo avevo letto!”.

Ogni parola, ogni dettaglio, ogni osservazione: nulla è innocente in questo delizioso esordio della Christie e insieme del suo Poirot. Se siete stati lettori di Conan Doyle, risuonerà in voi la struttura di quelle storie e dei suoi personaggi, se siete amanti del giallo, sarete appagati dalla affatto banale soluzione dell’intrigo che si svolge tra le mura della villa di Styles Court. Perché c’è in fondo questo di geniale in una giovane scrittrice che inventa il suo detective belga: anche se si tratta di un esordio, anche se il modello da cui attingere è dichiarato, anche se tra mappe disegnate, pizzini di carta bruciati e tracce raccolte in giro ci sentiamo in una partita di Cluedo, la soluzione sarà tutto fuorché banale. Il caso è risolto, Poirot è soddisfatto, ma quasi certamente mentre lui gongola per aver messo a puntino il proprio apparato logico-razionale, state gongolando anche voi dall’altra parte delle pagine: Agatha Christie vi ha trascinato dentro un meraviglioso meccanismo romanzesco!

Poirot a Styles Court
edizione in lettura: Mondadori, Oscar Gialli, 1984 (14° ristampa)
Voto lettura: 5/5

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!