Qualche tempo fa ho partecipato a un’esperienza tutta nuova per me, anche se so che per i lettori forti è una pratica abbastanza diffusa. Sono stata invitata a un gruppo di lettura come ospite. Il gruppo di lettura era “Frammenti”, creato e gestito dalla libraia Nadia di Imperia (online al momento, purtroppo), e il tema dell’incontro era niente di meno che Se una notte d’inverno un viaggiatore, di Italo Calvino. Si trattava dell’ultimo incontro di un ciclo tematico dedicato ai libri che parlavano di libri, e dunque indagato di riguardo è stato l’iper-romanzo per eccezione, il classico calviniano che racconta una storia fatta di altrettanti racconti.

Dicevo che non avevo mai partecipato a un gruppo di lettura, e non avevo dunque idea di quanta passione, competenza e curiosità animi i lettori che ne fanno parte. Nel mio caso si trattava di un gruppo di sole lettrici che in parte già conoscevo di persona. Lettrici forti, attente, sagge e insieme umili, disposte ad ascoltare. Non volendo ricoprire un ruolo didattico, della serie “lei è quella che ne sa di Calvino, voi ascoltate”, non avevo preparato niente per lasciare spazio solo a chiacchiere leggere, che infatti hanno popolato l’incontro di un’ora che ha animato il nostro sabato pomeriggio.

Mille modi di leggere Calvino

Se una notte d’inverno un viaggiatore racconta esattamente ciò intorno a cui ci siamo riuniti per questo incontro: il piacere della lettura. Memorabile è l’incipit del primo capitolo (“Lo usavo negli incontri con i ragazzi per spiegare cos’è un grande incipit”, ha ricordato la libraia), che parla di un lettore che si approccia alla lettura, ma anche l’ultima parte del romanzo dà spazio agli atteggiamenti del lettore e riflette sulla lettura. Questo libro di Calvino non è altro che un metaromanzo, un romanzo che, cioè, parla di romanzi, e dunque di lettori.

È stato quindi divertente ascoltare tutti i pareri generati dalla lettura da parte di… lettori! Ed è per questo, io credo, che trovandoci tutte sulla base comune del piacere della lettura, ci siamo sentite a nostro agio. Abbiamo quindi iniziato così, a raccontarci i nostri modi di leggere, ciò che ci ha colpito o fatto sorridere delle pose e atteggiamenti del lettore narrati da Calvino, perché ognuno affronta la lettura in modo diverso e, come ho scoperto di chiacchiera in chiacchiera, ognuno sviluppa atteggiamenti, desideri e immaginari a partire da uno stesso libro.

Potere dei classici, avrebbe commentato Calvino. È stato però davvero entusiasmante per me, lettrice solitaria, ascoltare i commenti del gruppo su questo libro e sulla scrittura di Calvino in generale. Beninteso, sono stata fortunata: era un gruppo di persone molto competenti, lettrici “storiche”, con anni di esercizio alle spalle e un allenamento solido.

Calvino ieri e oggi

Uno degli aspetti che più mi ha divertita è stato condividere con le componenti del gruppo lo strano fenomeno per cui Se una notte d’inverno un viaggiatore è cambiato insieme a noi. Non solo ognuna ha interpretato il libro e le sue pari  in maniera diversa, come è naturale che sia, visto il filtro della soggettività di ogni lettura. No, di più: qualcuna ha rivelato che aveva già letto il libro anni prima, magari da ragazza, e che ora riprendendolo lo aveva trovato diverso, o meglio, ci aveva trovato qualcosa in più.

Anche a me è accaduta la stessa cosa. Lessi per la prima volta Se una notte d’inverno un viaggiatore da ragazzina: fu una lettura complicatissima e davvero pesante, anche se uno spiraglio di curiosità, in tutto quel non capire, era riuscito a sopravvivere. È forse da quel pertugio che mi sono infilata per rileggere una seconda volta il libro alla luce del suo meccanismo peculiare, fino alle riletture tecniche e di studio per la mia ricerca. Ho perso il conto delle volte in cui l’ho letto: l’ultima è stata durante l’estate del 2020, e ancora ho trovato cose nuove e aspetti che, chissà perché, concentrata su aspetti spaziali o sul gioco delle cornici, le volte passate non avevo notato.

Sì che questo è un libro-gioco, quasi. Gioco nel senso che lascia spazi di “gioco”, per l’appunto, spazi in cui il lettore si muove indagando, passeggiando, come direbbe Umberto Eco, alla ricerca di collegamenti e spunti per interpretare un universo che appare al primo sguardo come una grande struttura geometrica che funziona a incastri di cornici. Per alcuni è spiazzante, insensato. Per altri è affascinante. Infatti una delle lettrici ha correttamente associato questo meccanismo alle Città invisibili. Un libro dove ogni “storia”, ogni descrizione di città è un tassello di puzzle che dà vita a una struttura complessa, a una sorta di mappa – anche questa volta una struttura geometrica – dove prendono vita racconti di fantasia visionaria e onirici. Forse, ci siamo dette, è per questo che Le città invisibili è un libro amato dagli architetti, per la sua forma sognante e insieme anche geometrica, una cornice che vorrebbe creare ordine nella complessità, e con questo affascinare e guidare il lettore.

Mondo scritto e mondo non scritto

È stato molto bello solleticare le discussioni del gruppo sulla natura del protagonista di Se una notte d’inverno un viaggiatore. “Non siamo forse noi lettori, come lui?” ho domandato alle lettrici. Ci succede, in fondo, la stessa cosa del protagonista: presi dal piacere della lettura vorremmo dedicarci a un romanzo che però viene costantemente interrotto, scivola di storia in storia,

Riflettendo sul mondo scritto e su quello non scritto, ci siamo trovate del tutto naturalmente e parlare di uno dei grandi temi calviniani. Mondo scritto e mondo non scritto è infatti il titolo di un saggio di Calvino che ragiona proprio sui rapporti tra realtà e scrittura. Patrizia, una delle partecipanti del gruppo, mi ha suggerito in particolare le riflessioni sulla scrittura che si trovano al capitolo 8 di Se una notte d’inverno, il diario di Flannery, lo scrittore. “Lo suggerirò a un’amica che scrive”, mi ha mentre io sfogliavo quelle pagine e ritrovavo le mie sottolineature a matita, e gli appunti: anche a me è piaciuta tantissimo quella parte.

In quelle righe ci si interroga sulla difficoltà di rappresentare la realtà, un tema gigante in Calvino: percorre tutta la sua ricerca, è il rovello dello scrittore che non smette di interrogarsi sulla sua possibilità di descrivere ciò che è reale, di dare forma alla realtà, metterla sulla pagina di carta restituendola nella sua totalità, escludendo tuttavia se stesso, la soggettività che è già una prospettiva limitata sul mondo. Flannery vorrebbe scrivere senza trovare se stesso: è possibile? Ci siamo interrogate anche noi, finendo per valutare che, in quanto lettrici, noi apprezziamo proprio la presenza dello scrittore: una scrittura asettica, una scatola vuota senza autore, ci comunicherebbe forse poco e ci priverebbe del piacere della lettura.

La lettura e la scrittura sono questo. Lo abbiamo provato con il tuffo nel mondo scritto che abbiamo fatto insieme al Lettore protagonista, in ognuna delle storie che iniziano e non proseguono. Ogni incipit di Se una notte d’inverno ha un autore diverso, temi, stili e generi differenti: ci apre un mondo di cui poi saremo private, perché non conosciamo il proseguimento e l’esito di nessuno. Ma in ognuno, mi hanno suggerito le lettrici, si nota la voce di Calvino. C’è forse la sua inesauribile voglia di narrare, il piacere di raccontare storie, prendere il largo da spunti della fantasia.

Le scoperte dietro la pagina

Discutendo è emersa anche questa domanda: Se una notte d’inverno un viaggiatore è un romanzo? “Mi sembra più un saggio”, ha detto qualcuna. Non era solo una mia difficoltà di ragazzina quella di leggere e capire questo romanzo fatto di incipit e riflessioni meta-letterarie, anzi! È stato un aspetto ricorrente ascoltando i pareri delle lettrici. Qualcuna ha avuto estrema difficoltà, “non ci si rilassa”, mi hanno detto. Qualcuna lo avrebbe voluto abbandonare e l’ha dovuto riprendere svariate volte, infastidita dal dover ragionare e mettere insieme i pezzi. Qualcuna ha detto di aver tenuto duro pur conoscendo e apprezzando Calvino. Qualcuna, infine, ha perdonato l’autore per questo esperimento poco “fluido” forse, ma denso di spunti: “la mente – mi è stato detto – continua a tornare sul libro dopo la lettura. Per questo l’ho perdonato, prendendo le distanze come lettrice questo lavoro ha acquistato del valore”. Il commento più interessante e, per me, bello, è stato questo:

La difficoltà di lettura è stata uno stimolo maggiore: questo era un libro che non mi lasciava tranquilla, ha fatto sì che facessi attenzione alla parola scritta e la rileggessi. Ho impiegato tantissimo per leggerlo e alla fine sono andata a rivedere alcune cose. Non è un libro che ti fa riposare, non va letto di sera!

È stata forse la distanza, quindi, a permettere di cogliere alcuni temi un po’ sottotraccia rispetto alla grande architettura geometrica spiazzante. Sono così emerse osservazioni particolari come quelle legate alla storia d’amore, alla sensualità e bellezza che una lettrice acuta ha rilevato. Questa domanda mi ha dato lo spunto per rilanciare con un altro interrogativo: e se questo libro fosse in fondo una storia di desiderio, il desiderio d’amore – in fondo Lettore e Lettrice vivono una storia d’amore – e il desiderio parallelo della lettura? In entrambi i casi si apre una ricerca che in Calvino assume torni paradossali, ma che in fin dei conti ci restituisce quella miscela unica di leggerezza e profondità che costituisce il succo dell’autore, la sua voce.

Ed è in fondo questo aspetto che ha fatto da collante al nostro gruppo di lettura: un pomeriggio insieme a Calvino, e a lettrici che lo conoscevano già, e che hanno potuto mettere insieme dettagli già noti a riflessioni nuove e inedite. Tante sono state le citazioni dalle storie di Calvino e insieme le storie di lettura, , frutto dell’esperienza di ciascuna come lettrice e come educatrice o insegnante. “Ogni lettura dice qualcosa di diverso”, mi hanno fatto notare raccontando di riletture calviniane o dell’attualizzazione di storie antiche come Marcovaldo, con la sua alienazione metropolitana.

Me lo ha dimostrato l’esperienza preziosa di questo gruppo di lettura fatto di persone interessate e interessanti, lettrici forti pronte a interrogarsi e mettersi in gioco. “Ognuno ha il suo modo di essere – mi ha ricordato non a caso Annamaria, attingendo dalla sua lunga esperienza di insegnante – Se entri nella lettura insieme ai bambini scopri cose. Collaborare con i bambini nella lettura aiuta a tirare fuori che hanno dentro”. Un po’ come con gli adulti e l’esperienza di questo gruppo di lettura: uno scavo leggero e profondo insieme dentro un classico di Calvino, da cui ho portato a casa sorrisi, domande e la preziosa condivisione di letture e pensieri.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!