A volte la copertina fa la differenza. Ci casco spesso, e in questo caso non ho avuto alcun dubbio: Il corso dell’amore di Alain De Botton, uscito per Guanda nel 2016 con traduzione di Elisa Banfi, ha una copertina bellissima, una trama che mi convinceva e qualche nota sull’autore utile a suggerirmi che non si trattava di una “classica” storia d’amore.

Non mi sbagliavo: Il corso dell’amore è una storia davvero bella, profonda e narrata con una miscela insolita di delicatezza e humor. Mi ha coinvolta, emozionata, colpita, commossa. Pagina dopo pagina mi sono sentita presa per mano dall’autore alla scoperta dello strano mondo dell’amore: “Vedi? – sembrava suggerirmi coi suoi commenti a margine (sui quali tornerò parlandovi del libro) – anche a Rabih e Kirsten succede così: è normale, accade a tutte le coppie, è il corso delle cose, il corso quasi regolare dell’amore”.

Che cos’è dunque questo libro, e cosa racconta? Una storia d’amore, una come tante, che diventa l’esempio a cui pensare per estendere il discorso a qualcosa di più generale, cioè al funzionamento dell’amore stesso, da quello ideale, romantico, a quello più concreto, che lotta giorno per giorno con schiaffi e incomprensioni. Quello a cui arriveremo alla fine, però, non è cinismo rassegnato né perdita di un sogno: De Botton ci spiega che è solo la naturale trasformazione, tutt’altro che scontata e facilmente assimilabile, di una storia d’amore, la sua evoluzione. Ecco a cosa si riferisce, quindi, quando nel titolo promette di raccontare il corso dell’amore. Se fosse una storia lineare che punta a informarci solo di come i due protagonisti si conoscono e decidono di passare la vita insieme, questo libro non raggiungerebbe il bellissimo e appagante risultato che invece segna, e nemmeno emozionerebbe così tanto.

Rabih e Kirsten si conoscono che hanno una trentina d’anni, a Edimburgo (e questa città, insieme alla copertina, è uno di quegli elementi di contorno che sui miei gusti hanno avuto un ruolo decisivo per questo libro!): lui architetto lei funzionaria del comune, si incontrano, captano segnali che li incuriosiscono l’uno dell’altra, e decidono di iniziare la loro storia. A raccontare lo sbocciare di questo amore, anzi, le sue premesse, con un incipit che pesca direttamente dall’infanzia di Rabih e ci racconta della sua famiglia e dei suoi pensieri e delusioni adolescenziali strettamente legati all’ideale di amore romantico, è la voce narrante, ben presente, visibile e che ci accompagnerà, come anticipavo, per tutto il corso della narrazione. La vediamo graficamente comparire sotto forma di paragrafi corsivi che interrompono la storia e, isolando un atteggiamento, un ostacolo, un inceppamento, un’emozione emersa dalla vita e dalla relazione di Rabih e Kirsten, lo allargano, provano a spiegarlo, a universalizzarlo. Le tappe dell’amore, gli episodi in cui tutti, chi più chi meno, inciampiamo, i ragionevoli dubbi, gli imbarazzi e le gioie, i pensieri e i turbamenti. Insomma: mentre viviamo anno dopo anno la vita della coppia, ne seguiamo l’evoluzione, ne osserviamo le problematiche, la voce del narratore ci accompagna illuminandoci il cammino e, un po’, rassicurandoci. È come se, vivendo il romanzo di Rabih e Kirsten, seguissimo una vicenda che potrebbe essere anche la nostra, e con loro siamo, così, autorizzati a sognare l’amore romantico, a tuffarci per assaporarlo, a fare pazzie, a sentirci le persone più fortunate del mondo, a vivere emozioni più grandi di noi e a trovarci purtroppo anche sperduti, spenti, soli.

Fidanzati, i due si sposano, cambiano casa, decidono di avere dei bimbi, hanno problemi sul lavoro, tradiscono, litigano, sentono incepparsi un meccanismo oliato e ricorrono a una terapia di coppia. Detta così è soltanto una successione di sterili tappe, ognuna delle quali, però, è immersa in un contesto emozionale che l’autore ci ha segnalato e spiegato fin dalle prime pagine, permettendoci di entrare nei pensieri dei due, e in modo particolare di Rabih. È così che della morale finisce per importarci poco: quello che conta è che tifiamo per lui e Kirsten, sappiamo quello che hanno vissuto, provato, scommesso e sognato e siamo tenacemente convinti che la loro storia, pur trasformandosi, debba tenere, debba resistere. Ce la faranno? Riusciranno a dimostrare, con l’autore, qual è il corso dell’amore, e cosa aspetta una coppia dopo il vuoto lasciato dall’evaporare stanco dell’ideale romantico che, è normale, tutti abbiamo all’inizio di una relazione?

A voi scoprirlo, con un romanzo che ha una trama in fondo scontatissima, riscattata però e nobilitata con una forma narrativa intelligente e con uno stile che sa essere sempre fresco, brillante, impreziosito da spolverate di un’ironia che è al contempo realistica ma mantiene una dolcezza di fondo, la vera chicca di questo libro e, immagino, di questo autore. Prima de Il corso dell’amore non avevo mai letto nulla di Alin De Botton e, lo ammetto, non lo avevo mai sentito nominare. Incuriosita da un libro che mi ha emozionata senza mai cadere nel sentimentalismo ma, anzi, riuscendo a toccare le corde profonde da una prospettiva cosciente del ruolo della scrittura e un po’ complice, ho indagato… E ho scoperto cose interessanti. Come, per esempio, il fatto che il Corriere lo definisca “filosofo prestato al self-help” , e che Alain De Botton sia sì un filosofo e scrittore, ma viaggi anche molto a proprio agio sui media, tanto che ha un sito molto ricco e aggiornato e ha creato The School of Life, una “scuola”, o meglio una specie di ente culturale, che si prefigge di diffondere la conoscenza di e sull’intelligenza emozionale. È un po’ il succo di quello che De Botton esprime nel libro che ho letto, ed è in fondo l’atteggiamento e la prospettiva che mi ha colpito positivamente: prendere coscienza delle proprie emozioni e sentimenti, e analizzarle senza giudizi di sorta, con il solo metro della cultura, e un pizzico di razionalità che, senza nulla sottrarre al portato intenso delle emozioni, sappia correggere il tiro e mettere a fuoco il centro. Internazionale tiene una rubrica di De Botton dove posta video e brevi articoli dedicati ogni volta a temi di intelligenza emotiva che sono poi niente altro che piccoli-grandi problemi del quotidiano di ciascuno di noi.

Conclusione. Sì, lo ammetto, l’autore mi ha fregata: col suo stile, la sua voce e il suo humor. Mi ha proprio convinta, tanto che pochi giorni dopo aver finito il romanzo, e patendone ancora un po’ la mancanza talmente mi ero affezionata a personaggi atmosfera e storia, ho trovato in offerta altri due suoi libri, più vecchi, Esercizi d’amore e Cos’è una ragazza, sempre editi da Guanda. Pare proprio io abbia scoperto un nuovo autore, e pare anche che mi piacerà!

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!