Disclaimer prima ancora di iniziare: questo è un post del mio sito personale, che non è una testata giornalistica registrata. Sì, è verissimo, io di mestiere faccio la giornalista, ma questo sito è uno spazio personale dove uso quello che è anche il mio strumento di lavoro – la scrittura – per raccontare in forma narrativa cose che leggo e che faccio. E di solito sono cose belle a cui mi fa piacere dare spazio. Perdonate dunque le imprecisioni storiche che potrei fare: sono rigorosa in quel che posto e pubblico, ma scrivo anche questi resoconti pensando sempre che potrebbe leggerli un signore di Stoccolma che nulla sa dei luoghi di cui parlo. Adattando a un pubblico il più ampio possibile, spesso tralascio i dettagli, le “divisioni del capello in quattro”. Il fine non è raccontare la storia di un luogo: per farlo esistono i fondi locali – ricchissimi – delle biblioteche. No, il fine è raccontare un’esperienza, la bellezza di un luogo e un’emozione personalissima.

La casa “diroccata” di via Acquarone

Dunque oggi vi racconto di una ghiotta occasione che ho colto sabato 4 marzo, quella di visitare la cupola del duomo di Porto Maurizio, a Imperia. Porto Maurizio è uno dei due nuclei da cui è formata la mia città, l’altro è Oneglia, dove vivo/ho vissuto, ragion per cui nei miei primi 30 anni mi è sì capitato di salire sul campanile della chiesa di San Giovanni, che di Oneglia è la chiesa-riferimento, la più grande e importante, ma mai di approfondire la visita del duomo. Eppure della chiesa – la basilica più grande della Liguria – e della sua cupola, ho da sempre sentito parlare in famiglia. C’è infatti lì di fianco, in via Domenico Acquarone, una casa diroccata, della quale restano ben visibili oggi i contrafforti. Beh, in quella casa – narrano le cronache famigliari – nacque mia mamma, lì abitavano i miei bisnonni e i nonni che purtroppo, per ragioni di stabilità dell’edificio, poi demolito, furono costretti ad abbandonarlo. La mia prozia, che all’epoca era bambina, si ricorda della vista meravigliosa sul mare che c’era dal terrazzo di quella casa, di poco inferiore per altezza alla cupola del duomo. Un terrazzo che io ho visto solo in qualche rara fotografia d’epoca, e di sguincio, perché l’assoluto protagonista di ogni scatto è lui, il duomo, con la sua imponente mole e l’elegante facciata. Una chiesa enorme, dentro cui da piccola mi sembrava di perdermi, e che, abituata allo sfarzo tardo barocco di San Giovanni, mi ha sempre dato un’impressione di freddezza e bianco imperante.

La cupola

Essere riusciti a raccontarmi un duomo diverso, con una storia che parla di grandi trasformazioni urbane, progetti architettonici e di una città che cambia nel tempo lasciando tracce del passato nell’oggi, è il merito dei volontari del Comitato Sotto Tina, che oggi è un’associazione e che, con un grande e appassionato lavoro, organizza visite ai luoghi storici di Porto Maurizio. Non solo visite, ma momenti di formazione vera e propria, come quello che oggi ha preceduto la salita alla cupola, dedicato all’approfondimento sulla storia progettuale e architettonica dell’edificio nel contesto urbano. C’era infatti, prima del duomo, una chiesa antica, quattrocentesca, racchiusa nella cittadella murata e dismessa, nonché demolita, nel diciannovesimo secolo. Se la leggenda popolare vede la demolizione come atto conseguente al devastante terremoto che a fine Ottocento colpì la zona, la realtà è invece che il duomo fu pensato, progettato e costruito nell’ambito di un più vasto piano di risanamento che mirava a riallestire l’area, il documento risale al 1780, e fu emesso dall’allora Parlamento di Porto Maurizio.

Grandi lavori e novità per Porto Maurizio quindi: tra la fine del Seicento e il 1740 vengono abbattuti i bastioni della cittadella e compare così la grande piazza che resta ancora oggi, un luogo perfetto dove erigere un grande tempio, peraltro già vaticinato da frate Leonardo, che oggi è santo ed è patrono della città. Nel 1780 viene bandito un concorso per la costruzione della chiesa, che doveva essere la più grande della Liguria, e infatti è tale. A vincerlo è l’architetto Gaetano Cantoni. Il progetto include la chiesa, già sulla carta di dimensioni monumentali, e l’area circostante, di cui oggi resta qualcosa, per esempio le zone porticate. Un dettaglio curioso? Il progetto originale si ispirava al barocco della chiesa del Gesù di Roma, secentesca, una delle mie chiese di Roma preferite, dove il barocco impazza e dove c’è una volta magnificamente affrescata che porta la firma del genovese  Giovan Battista Gaulli, il “Baciccia”. È evidente, però, che di barocco il duomo di Porto Maurizio ha poco. Era ormai tardi, e se già la barocca San Giovanni di Oneglia è datata 1739, alla fine del secolo il soffio di novità è arrivato anche in questo angolo di Ponente.

La volta a crociera

Il duomo è quindi neoclassico, rigido e geometrico, ma presenta però alcune particolarità. La prima è il sottosuolo, che non è stabile e impedisce la realizzazione di una cripta, oltre a non sopportare la spinta della cupola, che infatti in costruzione cade. Il problema sarà risolto con la costruzione di pilastri di rinforzo. Il secondo aspetto particolare riguarda proprio la cupola, che non è, come si penserebbe – e come io pensavo fino a oggi – il punto chiave dell’architettura del duomo. C’è un’imponente volta a crociera, che la affianca, rendendo la pianta dell’edificio curiosa, e la visita nel “dietro le quinte” architettonicamente affascinante.

Alla luce di questa storia sulla e della chiesa, e di un sacco di informazioni di cui ero all’oscuro o di aspetti a cui non avevo mai fatto caso, è iniziata la salita. Prima tappa, la grande volta. Le scale di accesso non erano troppo lunghe né claustrofobiche, in pochi passi ci siamo trovati dall’interno decorato e sfarzoso della chiesa ai suoi ingranaggi interni, in un’esplorazione del tutto insolita dell’apparato scheletrico che regge tutto quell’enorme edificio e che ne garantisce l’aspetto che vediamo, e la solidità. Sorprendente. Come del resto constatare che il soffitto è ancora quello originale, con travi di legno e copertura in ardesia. O come camminare sul “pavimento” arcuato che è in realtà la sommità di una volta a botte.

Uscendo dalla volta e dirigendosi verso la cupola, si è palesata benissimo, perché parallela, la casa diroccata di via Acquarone. E ho scoperto una cosa simpatica: esiste una feritoia da cui, tra il 26 novembre, giorno di san Leonardo, e il 20 dicembre circa, entra un raggio di luce che va direttamente a colpire il pulpito. State pensando anche voi a Indiana Jones?

E poi è arrivata la cupola, con la sua armatura di cemento “punzonata” da elementi che ci hanno spiegato essere appigli per gli operai, esattamente come i puntelli delle parti di free climbing, pensati già allora per interventi di manutenzione. Intorno alla base della cupola c’è un corridoio circolare che si può percorrere: qua e là ci sono finestre con grate traforate da cui, avvicinandosi e spiando nei buchi, si vede la città dall’alto e in scorci impensati.

Ma il vero colpo al cuore, neanche a dirlo, è il terrazzino della lanterna, sul quale il giorno della visita si volava quasi, visto il vento, ma dal quale lo spettacolo della mareggiata e della città dall’alto è stato impagabile.

Le foto parlano da sé, ve le posto qua sotto. Un giro a 360 gradi intorno alla città, dalla sua parte più antica, alle spiagge, a Oneglia, visibile benissimo a Levante, e al promontorio di San Lorenzo, a ovest, che spuntava dietro la facciata del duomo, vista “da dietro”. E i tetti, tutti i tetti della città che si è allargata, palazzi alti e bassi, un mare dietro il mare: scuole, supermercati, piazze, strade, la collina e il viadotto dell’autostrada. Un’emozionante – e bellissimo – colpo d’occhio sulla città. Per apprezzarla un po’ di più, nella sua ricchissima e complicata storia, e nella sua bellezza, che sembra così nitida vista dall’alto, ad abbracciare in un sol colpo quartieri, colori, forme e pezzi di vita.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!