Il sito langue un po’: le vacanze natalizie e l’inizio di un nuovo anno non hanno regalato il tempo sperato per sistemare, imbiancare, riarredare e fare la giusta pulizia. Tuttavia, mentre questi pixel restavano immobili, le idee pedalavano alla grande verso una nuova meta. Anzi, navigavano: se c’è un verbo adatto, ha proprio a che fare con la navigazione. Del resto anche il 2017 si è chiuso su questo sito con una metafora nautica, quella della barca che va, la vela gonfiata dai fatti, dagli amici, ogni tanto lasca, in riposo e riflessione, altre volte tesa, sicura e determinata nella luce del sole.

Ecco, per spiegarvi quel che ho in mente di realizzare nei prossimi 12 mesi sul mio sito, partirò proprio da un’immagine semplice, quella della barca. Avete presente le navi in bottiglia? Sono oggetti affascinanti, per me misteri irrisolti, alimentati dalle narrazioni che riguardano il mio bisnonno marinaio, che era in grado di realizzarne con solo un po’ di legno, il suo coltello, una bottiglia e un tappo di sughero per suggellare l’opera, e chiudere così l’idea universale della navigazione in uno spazio circoscritto.

Più ci pensavo, a questa idea della nave in bottiglia, più sostavo a immaginare gli sforzi per realizzarla, i trucchi, i difficili passaggi dei pezzettini – alberi, scafo, vele – dal limitato buco sul collo della bottiglia, più mi si ricreava in mente, nitida, l’idea della sfida, di una costrizione da aggirare, dietro cui ingegnarsi per trovare una soluzione. Ovvero: il concetto di contrainte. Ecco, mi sono detta: la nave in bottiglia è un folgorante esempio di imposizione di un ostacolo che spinge a farcela lo stesso, e nonostante la contrainte – barriera e difficoltà – sprigiona inesauribile bellezza, saggezza e arguzia.

Ho utilizzato non a caso una particolare parola, nel paragrafo precedente. È una parola che ha a che fare con il concetto di contrainte, che già vi spiegavo qui, dove illustravo perché ho scelto un nome francese e dalla pronuncia non immediata per il mio sito. Si tratta di nonostante.

Seguendo una delle regole base del semiologo, sono andata a cercare informazioni su nonostante nel dizionario. Ho scoperto diverse cose. Innanzitutto l’etimologia, da cui si scopre che nonostante è un composto di non e ostare, verbo che credo desueto (io, per lo meno, non l’ho mai usato) che significa essere di impedimento. Nonostante indica quindi la negazione di un impaccio, letteralmente non essere di impedimento. Vuol dire quindi che, nonostante si sia aggirato, un ostacolo c’era: eccola, è la nostra contrainte.

Nonostante può infatti essere usato con valore avversativo, preposizione o congiunzione, sempre indicante un fatto che avrebbe dovuto ostacolare, eppure non c’è riuscito, non ha impedito l’azione; oppure con funzione di avverbio  (ciò nonostante), sinonimo di tuttavia, ancora una volta a segnalare una sorta di superamento dell’ostacolo.

Il progetto che ho in mente per il 2018 si chiamerà, per questo motivo, Nonostante. Quel che mi frulla in testa è trovare storie e personaggi che fanno cose nonostante ostacoli di diverso tipo: attività gratuite, altre difficili perché controvento, altre ancora tenaci, e poi quelle sognanti, quelle visionarie, quelle semplici che sotto sotto scavano la propria galleria per aggirare la barriera. Troppo spesso, infatti, le contrainte imposte da terzi si fanno così complesse da sembrare insuperabili, portandoci a declinare la sfida, a tornare indietro o cambiare strada. Eppure (eppure è un’altra parola che ben si abbina a nonostante), basta un minimo spostamento per accorgersi che dietro quell’ostacolo c’era una luce, e che sì, credendoci, insistendo, si poteva anche raggiungere.

È un invito a provarci, a non smettere di crederci, a confidare di riuscire a costruire la propria nave in bottiglia, capace nonostante il vetro intorno di spiegare le vele e partire. Ed è anche un invito a sorridere se, come è capitato a me, in un momento un po’ fiacco accadono incontri straordinari come quello che ha visto protagonista Nicola Lagioia in cassa al supermercato subito dopo di me, o un amico artista in cui inciampare lungo la strada per scoprire che disegna (sì, avete letto bene) con una macchina da scrivere. Era il 4 gennaio, ed è successo tutto nel giro di un paio di ore facendomi pensare che, nonostante tutto, l’anno stava iniziando tra storie che vale la pena raccontare: per non perderle, per nobilitarle, per conoscere, accendere la fantasia o, semplicemente, prendere esempio.

Nonostante tutto, quindi, si salpa!

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!