Cosa ci fanno una giornalista, un’insegnante in pensione, un assessore, uno sceneggiatore, il Gruppo Protezione Civile degli Alpini e tanti altri volontari muniti di guanti e sacchetti della spazzatura, a spasso per il Parco Urbano di Imperia in un soleggiato sabato mattina da stare in mezze maniche e godersi la giornata? Puliscono e raccolgono la spazzatura – la rumenta, si dice qui in Liguria, per identificare meglio l’oggetto in questione – aderendo volenterosi a una nuova iniziativa organizzata dal comitato M’Importa, che da anni lavora per promuovere l’educazione ambientale con tanti eventi tra cui la pulizia delle spiagge, che si svolge ogni anno in maggio.

Oggi la scusa per mettersi al lavoro era un’altra zona importante della città, il Parco Urbano. Cleaning the Park, organizzata stamane, voleva essere un’iniziativa di cittadinanza attiva, al motto di «facciamo qualcosa noi», laddove in città esiste un’area verde di recente progettazione e realizzazione, che però nel corso degli anni è stata progressivamente lasciata a sé, preda di tutto quello che generalmente colpisce le aree degradate e periferiche di un centro urbano: gente che vive ai margini della città, accattonaggio, accumulo di rifiuti, mancata cura di un luogo pubblico, un luogo di tutti. C’è chi al parco porta il cane a fare la passeggiata, chi corre, chi va in bici e chi semplicemente si gode il sole e il mare, e magari si fuma una sigaretta. Il problema è dove gettare il mozzicone: preferibilmente, non per terra.

Eppure qualcuno – tanti, davvero tanti – lo fa: sono centinaia i mozziconi che oggi insieme ai volontari ho prelevato e buttato nei bidoni dell’indifferenziato. Quattro gruppi, più di ottanta persone in tutto, un centinaio di sacchetti per la spazzatura, bidoni appositamente allestiti dalla ditta che gestisce i rifiuti in città, la Teknoservice, guanti, gambe, occhi e braccia. Per percorrere marciapiedi, aiuole e scogliere, per mettere letteralmente mano a certi squallori che solo l’uomo può creare, e rendersi conto di quanta bellezza sia minacciata costantemente dall’incuria, dalla mancanza di educazione e di senso civico, e forse dalla mancanza di amore verso un luogo della città che potrebbe essere un balcone stupendo sul mare.

Certo, la zona del Parco Urbano è a suo modo particolare: vi ha sede il depuratore, origine troppo spesso di miasmi olfattivi che non incentivano la frequentazione della zona, è un’area storicamente “abbandonata”, ricavata dal mare decenni fa, zona di nessuno, né Oneglia, né Porto Maurizio, slegata dal centro dei due nuclei urbani che conformano la città, dai negozi, dalle vie pedonali. Al Parco Urbano bisogna volerci andare, oppure ci si abita vicino: non è un luogo dove “si capita”. Eppure ha del potenziale: è un’area grande, è relativamente nuova, dotata di quanto necessario per passare belle ore respirando in riva al mare, gustandosi un caffè al bar, prendendo il sole sulle panchine e andando in bici, pattini, skateboard. Mi trovo quindi d’accordo con l’idea di M’Importa: è un’area della città, e in quanto cittadini scendere in campo e dare prova di quanta incuria vi abbia trovato sede, e di quanto possa fare la forza della buona volontà è importante. È un atto simbolico, ma è anche un modo per vivere la città, diventarne consapevoli, cittadini nel senso più nobile del termine. Ed è infine un’occasione bellissima per godersi un sabato mattina di sole, e conoscere nuove persone, stare insieme, aiutarsi con sacchetti e raccolta differenziata, rendersi conto insieme che qualcosa è stato fatto ma tanto, tantissimo è ancora da fare.

Armati di guanti resistenti offerti da Surfrider Foundation, l’associazione che da anni patrocina e sostiene le attività di pulizia urbana di M’Importa, siamo quindi partiti in caccia di rifiuti di qualsiasi tipo. Davvero, qualsiasi tipo. Personalmente ho raccolto mozziconi in quantità esorbitanti, tappi di pennarello, sacchetti di patatine e carte di merendine, fazzoletti e cartoni, pezzi di tubi, lacci di plastica, e ancora bottiglie, sacchetti la cui plastica era ormai consunta e toccandola si frammentava in micropezzetti, coni di patatine del McDonald di recente aperto lì vicino, bicchierini del caffè. Dopo un’ora di raccolta, eravamo circondati da sacchetti, alcuni pieni di materiali anche ingombrante, assurdo e pesante: tubi metallici arrugginiti, una rete di letto, coperte e tappeti in stati di degrado, vetro in quantità, per lo più quello verde delle bottiglie di birra.

I rifiuti raccontano storie: sigarette, birre, merendine, salviette, coperte  sono oggetti di narrazioni che potete immaginare da voi. E che, pare, si svolgono nel parco urbano, polmone verde della città, che forse però la città stessa ha lasciato diventare libera preda dei protagonisti di queste storie. Fa tristezza: al parco stamane c’era pieno di bambini con tricicli e pattini, che dovrebbero poter scorrazzare liberi in una zona bella, dove ricavare ulteriore bellezza. Cosa sarà quel che lasceremo a tutti loro? Scavando negli anfratti della scogliera – alcuni volontari si sono prodigati per raggiungere anche i punti più difficili, dove immancabilmente sbucavano fuori sacchetti e amenità varie – non smetteva di uscire spazzatura. E quando l’occhio correva giù, alla piccola spiaggia non balneabile lì sotto, lo sconforto aveva la maggiore: un arenile di plastica. Fustini di detersivo, plastiche ingombranti, di tutto. Pare queste scorie siano arrivate sulla spiaggia per la corrente, e non per opera diretta dell’uomo, che invece è il braccio dietro la spazzatura che abbiamo tolto oggi dal parco. Pulire anche la spiaggia sarebbe stato impossibile, avremmo dovuto utilizzare tutta la giornata – beninteso, molti di noi lo avrebbero fatto volentieri! – ma l’atto voleva essere dimostrativo: «il parco è nostro, la città è nostra: diamoci da fare per tenerlo pulito!». Ed è un messaggio che naturalmente è rivolto a quanti leggeranno questo post e le notizie degli altri media che hanno seguito e documentato l’iniziativa di stamane.

A fine mattinata, un brindisi al parco per festeggiare la positiva collaborazione tra tutti quanti, istituzioni, gruppi organizzati di volontari – tra cui vanno ancora una volta menzionati i grandissimi Alpini della Protezione Civile che hanno riempito il loro Defender di sacchi di spazzatura, aiutando a spostare i rifiuti più ingombranti e facendo anche divertire i più piccoli – e l’invito a conservare i guanti a una condizione: che tornino utili per la pulizia delle spiagge. Quando? L’appuntamento è già in calendario: 6 maggio 2018.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!