Quando apre una libreria, è sempre una festa. Quando a farlo, poi, è la libreria di uno dei tuoi migliori amici di sempre, allora è festa grande. Ieri, 18 marzo, giorno della Milano-Sanremo, che a Imperia e un po’ in tutta la Liguria è sinonimo di arrivo della primavera (per nulla la corsa è la “Classicissima di primavera” e ricorda i giorni di San Giuseppe che furono, quando era festa e la gente usciva in strada ad aspettare la corsa, Coppi e Bartali al comando sulle tortuose strade della Riviera…ma questa è un’altra storia), la Libreria Ragazzi ha inaugurato la ri-apertura nella nuova sede. Da via Vieusseux, dove aveva tagliato il nastro nell’autunno del 2005 proponendosi come la prima caffè-libreria della città, a via Amendola 24, che per chi è pratico della zona è proprio il civico corrispondente a un locale storico della città, la pasticceria Spalla.

Il fatto che questa libreria, la sua prima e l’attuale seconda vita siano intrecciate a luoghi e attività storiche della città è un segnale bello, che include il doveroso ricordo della storia ma anche, insieme, la volontà di rigenerare e dare vita a cose nuove nel rispetto della tradizione. I locali di via Vieusseux erano storici perché era lì che si trovava il laboratorio fotografico di Giuseppe Ragazzi, bisnonno del mio amico Stefano, che ora gestisce la libreria Ragazzi (capirete il perché del nome) insieme alla sorella Marta e alla mamma Tiziana. Ragazzi fu uno dei fotografi più attivi della città, grazie alle sue lastre fotografiche esiste una documentazione minuziosa ed estesa di strade, palazzi, momenti di vita cittadina che testimoniano in modo vivido scorci di un’Imperia dei primi del Novecento. Molte mostre, e persino un libro fotografico, sono state realizzate con questi scatti, e per nulla la figura del fotografo Ragazzi campeggiava tra le scaffalate di libri, il bancone bar e la verandina (in tempi non sospetti camera oscura del fotografo) della libreria.

Dalla storia a un’altra storia, quella della premiata pasticceria Spalla, che in quel Novecento così bene immortalato da Ragazzi era tra le più rinomate pasticcerie della città. Specialità: lo zabajone, in perfetto stile sabaudo. I locali di Spalla, due stanze in quella che all’epoca era via Roma, la “via stretta”, l’imbuto dove transita l’Aurelia passando in mezzo alla città e sfociando negli eleganti portici di via Bonfante fino ad aprirsi sulla rotonda di piazza Dante, erano in perfetta linea con l’epoca, con un’elegante linea liberty, dai decori in stucco alle pareti, ai portalampade, alle vetrine. Le inconfondibili vetrine di Spalla, ampie, in legno e con scaffali profondi, inframmezzate dalle porte con la maniglia a forma di “S”. In quelle vetrine, ancora quando ero bambina, prima che la pasticceria chiudesse, si potevano ammirare con occhi sognanti torte e bignè. Le tipiche “paste” di Spalla, che si compravano la domenica e che venivano impacchettate nel classico cabaret rifasciato con l’altrettanto classica carta bianca. Solo una scritta: “Spalla. Paste chi pan sciurbetti e sciurbetti chi pan paste”, ovvero paste che sembrano gelati e gelati che sembrano paste, nel bel dialetto locale. Spalla era infatti anche gelateria, il bancone dei gelati – buonissimi, inutile specificarlo – si snodava nel locale più a est, quello che apriva alla sala dei tavolini dove si era soliti gustare un caffè, una cioccolata, insomma qualche delizia tra chiacchiere e golosità. Nell’altra stanza, quella a ovest, c’era invece il banco caffetteria e pasticceria. Lo ricordo nitidamente: la vetrina dei bigné, le confezioni di cioccolatini, il macinatore di caffè e la grande bilancia. Il signor Spalla aggiungeva sempre qualche pasticcino al peso rotondo chiesto da mia mamma o dal nonno, e mi faceva l’occhiolino.

Inutile andare avanti nei ricordi, che peraltro, essendo io giovane rispetto alla storia della pasticceria, sarebbero limitati. Le cronache (dei nonni) parlano di un centro di ritrovo attivissimo, dove guardare tutti insieme il Lascia e raddoppia nelle sere in cui la televisione era ancora un lusso per pochi, e di golosità impareggiabili nate dalla maestria di uno dei fratelli Spalla, formatosi pasticcere in Svizzera. Sono quelle golosità che credo tutti, nonni, genitori, e nipoti che le hanno conosciute, ancora rimpiangono con un sorriso nostalgico. Insomma, se Spalla era ed è ancora, nella memoria, tutto questo – storia piccola nella storia più grande di una città – il fatto di vedere ieri, all’inaugurazione del nuovo locale che ha preso vita negli spazi abbandonati e restaurati con cura senza tradire la vecchia atmosfera, i signori Spalla, un po’ frastornati e un po’ emozionati, ha commosso me e, credo, un po’ tutti. Mi pareva ancora di vederli al lavoro, con il loro grembiule, a muoversi liberamente tra i loro spazi, a fare caffè, sorridere ai clienti e fasciare pacchettini di paste buone come i “sciurbetti”.

Credo sia un bel segno: un passaggio di consegne in armonia e amicizia, testimoniato dai sorrisi, certo, dalla naturalezza con cui tutti i clienti si sono guardati intorno sentendosi, in fondo, ancora un po’ a casa tra la volta della stanza di ingresso e l’atmosfera liberty della seconda sala, dove ancora trionfano i tavolini e dove ora ha preso posto un elegante pianoforte. Sarà la nuova sala da tè: l’angolino dedicato a tazze, tazzine e infusi è proprio lì dietro, promette momenti di condivisione, chiacchiere e risate allietate da musica, libri e idee. Nello stesso spazio dove si ritrovavano i nonni a parlare di Mike Buongiorno, di Bartali e di Coppi, ora ci saranno non più gelati e goloserie ma libri e pagine che raccontano storie.

Pensare che quella raffinata maniglia a forma di S, tornata lucida e viva tra le sontuose vetrine di legno, sarà toccata e spinta da migliaia di mani da oggi in avanti, tornando a nuova vita, mette allegria. Una libreria rinasce con coraggio e audacia in una storica pasticceria, nella strada, via Amendola, che quando ero bambina ospitava altre due storiche librerie ormai chiuse, Orlich e La Talpa. Nella buia e stretta via Amendola, entrare in quelle librerie era un’esperienza magica: si aprivano stanze luminose piene piene di libri, profumate di carta. Orlich suonava esotico con il suo strano nome, là dentro trovavo libri di scuola ma anche storie, e da lì arrivavano regali, ornati con la leggendaria etichetta rettangolare e dorata. Chi se li dimentica, i sogni fatti da Orlich? Come del resto è impossibile scordare La Talpa, una libreria piccola e affollata di libri, con una scaletta a chiocciola che scendeva giù di sotto dove il libraio, quel Giacomo che all’epoca mi sembrava così bizzarro, si inabissava a cercare i titoli. Io restavo su, persa davanti allo scaffale dei classici per ragazzi, tra i benevoli sguardi della libraia, “La signora della Talpa”, mamma di Giacomo, e la mia, di mamma e, più tardi, rasserenata dal fatto di trovare lì tutte le edizioni economiche BUR delle tragedie greche. Eschilo Sofocle ed Euripide li avevo trovati a poche lire (lire, c’erano ancora loro) dalla Talpa.

Tra le librerie di via Amendola, a conti fatti, si è formato tutto il mio immaginario, condito a suon di sorrisi e affetto dalle paste di Spalla, che era un posto magico e profumato di dolce e di aroma di caffè appena macinato. Posso dunque non augurarmi di cuore, e con la forza di tradizioni e passioni che sono le mie, ma sono un po’ di ogni abitante di questa città e prima di tutto sono di Stefano, Marta e Tiziana, che la seconda vita della Libreria Ragazzi sia carica di successi e cose belle? No, proprio non posso non sperarlo entrando in via Amendola 24 e sorridendo davanti al fatto che sopra le librerie campeggiano ancora, ripuliti, i vecchi neon di Spalla, che scolpiscono la mitica frase “Paste chi pan sciurbetti” e “Sciurbetti chi pan paste”.

Le cose sembrano altre cose, la pasticceria diventa libreria ma in fondo, in tutto questo gioco di superfici che cambiano, ciò che è bello resta, e si riconosce sempre. Buon vento amici della Libreria Ragazzi, tante pagine nuove arriveranno!

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!