Lo so, è un po’ che non recensisco libri. Leggo, ho letto e leggerò anche in questi giorni, solo si tratta di un periodo in cui accadono anche altre cose e il tempo dilatato e leggero per concedersi il lusso di scrivere di libri è poco. Non troppo poco, però, per soffermarsi su una questione che sempre di libri tratta, anche se di sguincio, e che riguarda la Biblioteca Civica di Imperia, la mia città.

Dallo scorso giovedì 6 aprile, per ordinanza del Comune, la Biblioteca è chiusa. La decisione è stata presa in seguito alla segnalazione di un anonimo che ha evidenziato l’inadeguatezza dell’edificio rispetto ad alcune norme di sicurezza. Questo è il fatto, nocciolo di un vespaio e, come ritengo in via del tutto personale, ennesimo episodio che rispecchia la caduta di senso civico e di cura per la città. Le cause, innanzitutto. Perché, in un Comune che ha lottato anni per avere una biblioteca e finalmente, in tempi recenti (2009) l’ha realizzata sfruttando locali ampi e spaziosi come quelli dell’ex tribunale, dove è stata allestita una biblioteca grande, bella, funzionale e dotata di ogni servizio, accade un fatto del genere, ovvero che un anonimo faccia un esposto costringendo l’amministrazione a chiudere? Le domande si aprono a ventaglio: perché la biblioteca non era in sicurezza e però funzionava dal 2009, allora? Perché proprio adesso sorge questa denuncia? Perché da un anonimo?

Su questo terreno già farraginoso, si riversa la  massa delle conseguenza di una biblioteca chiusa. La Biblioteca Lagorio di Imperia, lo dice il nome, è una Biblioteca Civica: è un servizio alla città. E se civico in questo caso ha l’immediato significato di “municipale”, “del Comune”, è pur vero che, come conferma il dizionario Treccani online, civico significa “che è proprio dei cittadini, in quanto appartengono a uno stato”. Nel momento in cui un servizio dei cittadini viene chiuso, quello che avviene è la perdita di quel servizio, una sottrazione che si riverbera sulla qualità della vita della città, decisamente in caduta libera a Imperia, dopo che già il Teatro Comunale è inaccessibile da anni. A essere stato chiuso, con la bilioteca, non è solo un luogo di cultura, ma uno dei centri pulsanti della vita sociale di Imperia, un luogo dove ogni giorno transitano persone di ogni età che, in ordine sparso: leggono il giornale, si incontrano, studiano, prendono/restituiscono libri, preparano esami, scoprono cose nuove, si informano, apprendono insieme, ritrovano amici, autori, insegnanti, hanno la possibilità gratuita di leggere e studiare. E tante altre cose ancora. Cose preziose, cose che, se scritte in modo più serioso, potremmo ridefinire in termini tecnici accesso alla cultura e al sapere garantiti dal Comune.

Nella Biblioteca Lagorio avvengono quotidianamente cose centrali per la vita della comunità, e avvengono in quantità esponenzialmente più alta da quando la biblioteca ha una nuova sede, con aule studio grandi e silenziose dedicate ai ragazzi, con una sezione bellissima costruita per i bimbi, con un’aula convegni e una mediateca dove quasi ogni giorno si organizzano incontri o gruppi di lettura. Avete mai sentito parlare dei gruppi di lettura? Sono quella cosa magica attraverso cui – gratuitamente e per amore del bello! – le persone si riuniscono per leggere insieme o discutere di un libro letto. Alla Lagorio da anni si tengono gruppi di lettura dedicati ai più diversi filoni tematici, con insegnanti che volontariamente investono il proprio tempo e la loro energica passione alla causa, con proposte in crescita e partecipazione entusiasta.

Alla Lagorio ho svolto 4 mesi di tirocinio nel 2012: passavo tutte le mattinate in biblioteca, scoprendo l’ambiente, osservando gli utenti, capendo e imparando ad affrontare le esigenze di ciascuno. Il prestito e la restituzione dei libri, innanzitutto, il perno fondante di questo luogo. La biblioteca è però un istituto che non solo diffonde cultura, permettendo a ciascuno l’accesso al proprio catalogo, ma che quel patrimonio lo difende e salvaguarda dall’incuria, dall’oblio e dalla perdita. Avete idea di quanto materiale raro e prezioso contenga un fondo bibliotecario? Anche la Lagorio ne possiede, con un deposito, certo (non tutte le opere sono naturalmente esposte a scaffale), con un fondo locale sulla città e sulla Liguria, che è una manna per studiosi di ogni tipo. Ma anche e soprattutto con fondi antichi e preziosi, conservati in apposite stanze a temperatura controllata e accesso selezionato, dove sono al sicuro incunaboli, prime edizioni quattro e cinquecentesche, manoscritti, testi a stampa, riviste antiche, fino al fondo De Amicis, che racchiude la biblioteca dello scrittore, nato a Imperia sulla piazza dell’attuale biblioteca (una coincidenza che trovo bellissima. Ah, al piano terra della Lagorio c’è anche un piccolo spazio museale dove è stato esposto lo studio originale con mobili e arredo di De Amicis, donato dagli eredi al Comune, e tantissime edizioni dei suoi volumi, tra cui Cuore tradotto nelle lingue più impensate).

Alla biblioteca Lagorio ho visto persone fare ricerche per tesi aiutate da persone competenti e appassionate. Ho visto spolverare le mensole libro per libro. Ho visto bibliotecari scendere nel fondo antico e controllare per conto di studiosi e ricercatori notazioni o firme autografe. Ho visto una direttrice creare entusiasta occasioni per studio e scambio. Ho visto turisti entrare e meravigliarsi. Ho visto studenti sbattersi su versioni di latino. Ho visto persone scegliere libri dagli scaffali e impalarsi a leggerli lì in piedi. Ho visto il montacarichi ingombro di giornali che servivano a qualcuno per ricerche sugli anni passati. Ho visto pile di libri pronti a essere catalogati secondo precise sezioni. Ho visto lettere di ringraziamento per le donazioni, perché ho anche visto la scarsità di fondi che la biblioteca può investire nell’acquisto di novità. Ho visto discutere su “Cinquanta sfumature di grigio” e sentir dire che la biblioteca svolge un servizio civico e dunque deve contenere tutti i libri, senza giudizio morale. Ho visto bibliotecari appassionarsi al sito da costruire per comunicare al meglio i servizi della biblioteca. Ho visto cataloghi e catalogatori. Ho visto macchinette del caffè e un wifi. Ho visto sorrisi, sussurri e qualche rimbrotto a voce alta. Ho visto polvere di matita temperata, fazzoletti e inchiostro. Ho visto donne straniere riunirsi per imparare l’italiano, e ragazzi disabili sorridere davanti a un joystick. Ho visto fotocopie e umanità.

Sabato 8 aprile ho visto, infine, gli stessi bibliotecari ribellarsi alla chiusura del loro e del nostro servizio. Li ho visti allestire un gazebo per la restituzione e il prestito dei libri, e portare giù nel porticato del piano terra un paio di tavoli per studenti e lettori di quotidiani, un tavolinetto per i bimbi, qualche scaffale con le novità e i percorsi di lettura, solitamente esposti al desk. Li ho visti tutti lì, a lavorare in piazza sotto il dolce sole di aprile, per far sapere alla città che la biblioteca stava facendo di tutto per continuare imperterrita a offrire il proprio servizio importante e necessario alla città. E mi sono inorgoglita, nel vedere come tutti insieme ci credessero ancora, e tanto, e col sorriso, nonostante la situazione assurda.

Non sanno come finirà, non sanno se riavranno i loro spazi di lavoro, eppure, in questo allestimento raffazzonato anche se funzionale hanno deciso di venire incontro alle esigenze dei cittadini, di tutti i cittadini. Hanno portato giù tavoli e materiale, e ci sono stati, a disposizione di tutti. Sono stati, e saranno, finché qualcosa non accadrà, come le cose belle di questa città, e di questa regione in generale: cose piccole, cose discrete, che scorgi di sbieco, incastrate in un golfo, incastonate su un promontorio, innaffiate della luce calda del mare, fresche come le ginestre che ce la fanno ogni volta, a svettare di giallo tra rovi e terra arsa, e ad annunciare che del bello può ancora esistere. Vorrei dire grazie a tutte queste persone, che sfidano il cinismo e lavorando insieme permettono alla Biblioteca di esistere anche se la biblioteca ora non c’è.

 

 

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!