Oggi è uno di quei giorni in cui sono necessarie delle coccole. Coccole non in senso stretto – di quelle credo ci sarebbe bisogno sempre – coccole più materiali, piccoli vizi, cose, oggetti, condizioni di cui abbiamo bisogno per rasserenarci e stare meglio. Perché oggi? Perché è un giorno che segue a un altro giorno un po’ fiacco e angosciato, un giorno di speranze e promesse, di progetti e ottimismi. Un giorno iniziato all’alba con un treno, la testa sprofondata in due giri di una pesante sciarpa e le mani ficcate in tasca per il freddo pungente che da ieri ha annunciato che siamo prossimi a un giro di vite del dolce autunno, più simile a un cugino primo dell’inverno. Ma un giorno che, nonostante l’aria pungente, è anche sereno e soleggiato, di quel sole che si gode non appena usciamo dalle silhouette di ombra per la strada, raggi tiepidi e tepore che scaldano mente, cuore e nasi gelati. È insomma un giorno di quelli in cui scendi dal treno e considerando che il freddo torinese mal dialoga con le magliette leggere che hai messo in valigia, ti infili in un negozio e, tenendo a bada la coscienza economica, ne esci con una coccola a forma di maglione di lana a righe. Righe come quelle delle divise da rugby, larghe, all’inglese, grigio e blu; lana pura, 100% come dice l’etichetta, e come si nota dall’intreccio spesso di fili. Caldo, morbido, “rigoso”. Affatto elegante, pensi mentre esci con il sacchetto in mano, ma dall’aspetto confortevole. Un maglione simpatico da cui farsi abbracciare in una stagione che per i paradossi dei poeti è densa di colori caldi e avvolgenti ma al tempo stesso fredda da annunciare neve e decori natalizi.

Col maglione e i comodi (e caldi!) pantaloni della tuta trovati pronti nell’armadio, la seconda parte delle coccole è rappresentata da un divanetto in una stanza adibita a studio, quella “stanza tutta per sé” che ognuno dovrebbe avere e che molti sognano di costruirsi per ritagliare tra quelle quattro mura un proprio spazio esteriore e interiore. Ebbene, ho la fortuna di avere un divanetto, modesto ma adeguato allo scopo: sono sufficienti un po’ di cuscini, un libro, il pc e posso concedermi un’ora di rilassamento dedicato solo a me stessa. Con l’aggiunta, alla faccia delle coccole, di un profumato caffè nella mia tazzina preferita (talvolta le coccole coincidono coi vizi più insensati, l’avevo premesso) e del bagno di luce e calore che la finestra affacciata sui tetti e in posizione ovest, dunque sempre illuminata dall’ora di pranzo in poi, mi regala proprio sul divanetto, a suggellare questo piccolo ma importante momento di serenità quotidiana.

Alle volte basta poco: un maglione a righe, un divano al sole, un caffè. Magia autunnale!

Lettura di sottofondo: “L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita”, Alessandro D’Avenia.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!